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30.08.2025 - 13:37
VENEZIA - Il mercato del lavoro veneto si trova a fare i conti con una sfida senza precedenti: trovare operai specializzati è diventato un compito sempre più arduo. Tra agosto e ottobre di quest’anno sono previste quasi 127mila nuove entrate nel mondo del lavoro regionale, ma poco più della metà, pari a circa 65.300 unità, rischia di rimanere scoperta. Un dato preoccupante che riflette la difficoltà crescente, già segnalata in tutta Italia, nel reperire figure come carpentieri, saldatori, fresatori, gruisti e operatori di macchine a controllo numerico computerizzato.
Secondo l’Ufficio studi della CGIA, che ha analizzato i report di Unioncamere e del Ministero del Lavoro, il processo di ricerca di questi profili dura in media quasi cinque mesi, e in quattro casi su dieci i colloqui finiscono senza candidati, lasciando le aziende prive della forza lavoro necessaria. Una situazione particolarmente critica per le piccole e piccolissime imprese, che si trovano a dover fronteggiare una carenza cronica di competenze tecniche fondamentali per la produzione e il cantiere.
Le ragioni di questo disallineamento tra domanda e offerta di lavoro sono molteplici. Da un lato, la denatalità e l’invecchiamento della popolazione riducono la disponibilità di nuovi lavoratori; dall’altro, molti candidati non possiedono le competenze richieste. A questo si aggiunge un cambiamento nelle aspettative dei giovani rispetto al periodo pre-Covid: oggi cercano lavori più flessibili, con maggiore autonomia e tempo libero, e mostrano meno disponibilità ad accettare incarichi con orari prolungati o condizioni fisicamente gravose, come i turni nel weekend o mansioni pesanti.
Le difficoltà si concentrano soprattutto in alcuni settori chiave. Nell’edilizia, trovare carpentieri, ponteggiatori, cartongessisti, stuccatori, pavimentisti, palchettisti o gruisti ed escavatoristi è ormai una sfida quotidiana.
Nel comparto del legno mancano verniciatori, ebanisti, restauratori di mobili antichi e filettatori attrezzisti. Nel tessile e nell’abbigliamento, le aziende faticano a reperire modellisti, confezionisti e stampatori, mentre nel calzaturiero il problema riguarda tagliatori, orlatori, rifinitori e cucitori. Infine, nella metalmeccanica, la carenza riguarda tornitori, fresatori, saldatori certificati, operatori CNC e tecnici di assemblaggio di componenti complessi.
Geograficamente, la situazione più critica del Nordest vede Belluno, Rovigo e Padova come le province più in difficoltà. Nel 2024 la difficoltà di reperimento ha raggiunto punte del 55,8 per cento a Belluno, del 54,4 per cento a Rovigo e del 54 per cento a Padova. Segue Vicenza con il 53,9 per cento, Treviso con il 53,4 per cento, Verona con il 49,2 per cento e Venezia con il 47,1 per cento. Il fenomeno non risparmia nemmeno le grandi province: per il trimestre agosto-ottobre 2025, Verona prevede 30.600 nuovi ingressi, Padova 23.180 e Venezia 21.830, numeri che testimoniano la pressione crescente sul mercato del lavoro regionale.
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