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05.09.2025 - 17:20
VENEZIA – Sessantatré vite spezzate in sette mesi. È il drammatico bilancio degli incidenti mortali sul lavoro in Veneto tra gennaio e luglio 2025, un dato che segna un incremento del 70,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando le vittime erano state 37. Numeri che collocano la regione al secondo posto in Italia, dietro soltanto alla Lombardia, e che riportano con forza al centro dell’attenzione il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro.
L’allarme arriva dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, che attraverso la propria mappatura segnala come il Veneto resti in zona arancione, ossia tra le aree in cui il rischio di mortalità è superiore alla media nazionale (19,3 morti per milione di occupati contro i 18,3 del Paese).
“L’immagine è drammatica per i lavoratori che ogni giorno affrontano rischi spesso senza un’adeguata formazione”, commenta il presidente Mauro Rossato, che rinnova l’appello a investire con decisione in prevenzione e istruzione: “Noi siamo convinti che solo una formazione efficace e maggiori investimenti possano invertire davvero la rotta”.
A preoccupare è soprattutto l’aumento delle morti “in occasione di lavoro”, quasi raddoppiate: da 23 del 2024 a 43 del 2025. Le restanti 20 vittime hanno perso la vita “in itinere”, ossia durante gli spostamenti da e verso il luogo di lavoro. Tra i decessi, circa il 40% riguarda lavoratori stranieri: 25 in tutto, di cui 17 mentre erano in attività.
Sul fronte territoriale, Verona si conferma la provincia più colpita, con 16 morti e oltre 8.400 denunce di infortunio totali, che la rendono “maglia nera” anche in questa triste classifica. Seguono Padova con 12 vittime, Vicenza e Venezia con 11, Treviso con 9, Rovigo con 3 e Belluno con un solo decesso.
Se si guarda all’indice di rischio, Rovigo è la provincia più esposta con un valore di 30,1, che la colloca in zona rossa, insieme a Vicenza (23,1). Verona (20,7) e Venezia (19,0) restano in zona arancione, Padova (18,0) e Treviso (14,9) in zona gialla. Belluno, con 11,1, si posiziona invece in zona bianca, la fascia a rischio minore.
Nei primi sette mesi dell’anno le denunce di infortunio presentate in Veneto sono state 42.431, in aumento rispetto alle 41.921 del 2024. Di queste, oltre 14mila riguardano lavoratrici donne, quattro delle quali hanno perso la vita. Gli uomini, invece, hanno registrato 28.175 denunce, con 59 vittime totali.
Il settore più colpito resta quello delle Attività Manifatturiere, con quasi 7.700 denunce in occasione di lavoro. Seguono le Costruzioni (2.651), il Commercio (2.339), i Trasporti e Magazzinaggio (2.074) e la Sanità (1.942).
L’analisi dell’Osservatorio Vega conferma dunque come la sicurezza sul lavoro in Veneto sia in una fase di emergenza. “Il Veneto – sottolinea Rossato – è secondo solo alla Lombardia per numero di decessi totali e terzo per vittime in occasione di lavoro. Non possiamo ignorare che la tendenza è in netto peggioramento: serve agire subito, con strumenti concreti e investimenti mirati”.
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