Cerca

ITALIA

Cartabia e i furti: come cambia la perseguibilità

Tra norme più rigide e paradossi giudiziari: il caso “Shakira”, la borseggiatrice veneziana

Cartabia e i furti: come cambia la perseguibilità

VENEZIA -  Il volto di “Shakira”, la giovane borseggiatrice veneziana con più di sessanta procedimenti penali alle spalle, è ormai iconico nelle cronache di cronaca nera italiane di quest’anno. Condannata a un anno di reclusione per violazione del divieto di dimora a Venezia, la ventenne è stata però rilasciata immediatamente dopo la sentenza con rito abbreviato, alimentando un acceso dibattito sull’efficacia delle nuove leggi introdotte dalla riforma Cartabia. Quello che poteva rappresentare un segnale più deciso nella lotta contro i furti e i borseggi si è trasformato, agli occhi di molti, in un esempio lampante delle contraddizioni tra intenzioni legislative e applicazione pratica della giustizia.

Nata per modernizzare e rendere più efficiente il sistema penale italiano, la riforma Cartabia, entrata in vigore nel 2022, ha introdotto la querela obbligatoria per molti reati, tra cui i furti di modesta entità. Questa modifica è stata pensata per alleggerire la pressione sui tribunali e favorire una maggiore selezione dei procedimenti da parte delle vittime, ponendo però un filtro che molti ritengono oggi troppo rigido e che rischia di lasciare impuniti numerosi episodi di microcriminalità. Il caso “Shakira” diventa così emblematico di come questa riforma, pur volendo combattere con più efficacia i reati, possa finire per indebolire la risposta giudiziaria nel quotidiano.

L’iter giudiziario di “Shakira”, nome d’arte di una giovane donna protagonista di decine di denunce e una lunga serie di provvedimenti di divieto di dimora, racconta molte cose. La condanna risale al agosto 2025 presso il tribunale di Venezia, che l’ha riconosciuta colpevole di aver violato il divieto imposto per precedenti borseggi nella città lagunare. La sentenza, con rito abbreviato, prevedeva un anno di carcere, una misura apparentemente severa che però non si è tradotta in un periodo di detenzione effettiva. La giovane è tornata infatti libera, dando luogo a un cortocircuito tra severità formale e lassismo sostanziale.

Questo paradosso è in parte spiegato dalla nuova formulazione della legge Cartabia: con la querela obbligatoria, la denuncia della vittima diventa condizione imprescindibile per procedere penalmente in molti furti e scippi. Nel caso di “Shakira”, che agiva nella zona turistica di Venezia, spesso le vittime scelgono di non sporgere querela, scoraggiate dalla complicazione delle procedure o dalla percezione di inefficacia dell’intervento giudiziario. Di conseguenza, molti reati rimangono lettera morta, ampliando la sensazione di impunità.

Un’altra criticità riguarda le misure cautelari: il divieto di dimora, frequentemente imposto a “Shakira”, si è rivelato fragile e spesso violato senza gravi conseguenze giuridiche. La legislazione Cartabia, seppur più moderna, non ha infatti rafforzato con sufficiente efficacia i controlli né la capacità sanzionatoria. Il risultato è una recrudescenza delle attività criminali di chi, come questa giovane, conosce bene le maglie della legge e sa come aggirarle.

La questione ha sollevato reazioni importanti nella sfera pubblica e politica. Personalità come la consigliera comunale Elena Rossi, molto attiva sui social, hanno denunciato la situazione definendola un “allarme sociale” e criticando apertamente la riforma Cartabia per aver creato “un sistema che non tutela più adeguatamente i cittadini onesti.” Nicola De Angelis, penalista di fama, ha spiegato a diversi organi di stampa che se da un lato la riforma aveva meriti nel volersi concentrare su reati più gravi, dall’altro “rischia di alimentare vuoti di tutela per i reati predatori che, sommati, producono un danno economico e sociale considerevole.”

Dal punto di vista giuridico, un ulteriore nodo riguarda la difficoltà di bilanciare la necessità di snellire il carico processuale con la garanzia di giustizia per le vittime. La querela obbligatoria, mentre drenava molti processi inutili, ha però portato all’inerzia giudiziaria quando le vittime decidono di non denunciare. Gli investigatori e i magistrati si trovano così spesso costretti a non procedere, proprio all’opposto di quanto desiderato da chi invoca una maggiore severità contro i furti.

Nelle settimane successive alla condanna, l’attenzione mediatica sul caso “Shakira” non si è spenta. Già a settembre 2025 il tema è tornato al centro del dibattito in commissioni parlamentari e tavoli tecnici per un possibile aggiustamento della legge, che tenga conto delle lacune emerse. Nel frattempo, la giovane borseggiatrice continua a essere un simbolo controverso di questa stagione giudiziaria: da un lato la volontà di riabilitazione e reinserimento sociale, dall’altro la domanda pressante di sicurezza e di giustizia per le vittime.

La sfida più grande rimane quella di trovare un equilibrio tra tutela dei diritti individuali e capacità di contrasto efficace della criminalità predatoria. La riforma Cartabia ha portato sicuramente innovazioni importanti, ma il caso veneziano dimostra che senza risposte concrete sul campo, anche le leggi più avanzate rischiano di rimanere sterili. L’allarme dei critici è dunque un appello a riflettere seriamente su come ricalibrare le regole per non abbandonare a sé stessi le vittime e per garantire una giustizia più rapida, severa e funzionale.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400