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ITALIA
06.09.2025 - 17:49
VENEZIA - Il fantacalcio, un gioco nato come semplice passatempo tra amici appassionati di calcio, è divenuto nel corso degli anni una vera e propria religione sociale in Italia. Non si tratta più solo di schierare una formazione virtuale, ma di un rituale collettivo che plasma relazioni, cementa legami di amicizia, e alimenta una competizione che va ben oltre il semplice risultato sportivo. A incarnare questo fenomeno è il film “Ogni Maledetto Fantacalcio” (2025), una commedia con elementi di giallo disponibile su Netflix, che porta sullo schermo la complessità emotiva e sociale di questa pratica. Attraverso la trama e il suo cast, il film offre una lente d’ingrandimento su un microcosmo che rispecchia una società in cui il gioco si fa nodo di socialità e specchio di identità adulte.
Ogni domenica, migliaia di italiani si confrontano sul campo virtuale del fantacalcio, un rituale che si è consolidato come un tempo sociale dedicato alla condivisione e alla competizione amichevole. Il gioco infatti non si limita a una dimensione ludica, ma diventa un modo per ritrovarsi, raccontarsi, fomentare rivalità sane e talvolta esasperate tra amici e colleghi. Nel film diretto da Alessio Maria Federici, questa dinamica viene illustrata attraverso la misteriosa scomparsa di Gianni, il campione della lega, alla vigilia del suo matrimonio, che non si presenta e non schiera la formazione decisiva. L’incertezza che ne segue diventa una metafora delle tensioni e delle aspettative legate a questa ritualità sociale.
Il fantacalcio rappresenta un contesto in cui si esprimono valori condivisi come la fedeltà, la strategia e la capacità di gestire relazioni complesse. Molti adulti trovano in questa pratica un rifugio dalla routine quotidiana, una sfida stimolante che combina conoscenze calcistiche con competenze di tattica e psicologia sociale. Nel film, interpretato da un cast di giovani ma esperti attori come Giacomo Ferrara, Silvia D’Amico, Enrico Borello e Caterina Guzzanti, si approfondisce la psicologia di personaggi che, pur immersi nella quotidianità, vivono attraverso il fantacalcio un’emozione intensa di appartenenza e competizione. I cameo di figure come Diletta Leotta e Leonardo Pavoletti sottolineano anche la connessione tra il mondo reale e quello del gioco.
La forza del fantacalcio deriva anche dal suo ruolo nell’offrire un senso di identità e appartenenza, strumenti cruciali in una società in cui i rapporti umani sono spesso frammentati e mediati dal digitale. La lega diventa per molti un piccolo microcosmo, dove si costruiscono storie personali e collettive. Al contempo, la componente agonistica scatena emozioni potenti, dall’esaltazione della vittoria alla frustrazione della sconfitta, intensificando legami che altrimenti rischierebbero di appassire. Questo duplice ruolo di gioco conviviale e arena di confronto adulto viene rappresentato nel film con tocchi umoristici e suspense, creando un’atmosfera che cattura il pubblico per la sua autenticità.
“Ogni Maledetto Fantacalcio” non è solo una commedia di 90 minuti, ma un ritratto di una generazione e di un’Italia dove il calcio, pur essendo sempre centrale, si interseca con le nuove forme di socialità e di interazione. La trama, che ruota attorno a una scomparsa enigmatica, diventa un pretesto per esplorare temi più ampi: la crisi delle certezze personali e collettive, l’importanza della comunità e la ricerca di un senso nei rituali moderni. Uscito su Netflix il 27 agosto 2025, il film si inserisce nel solco delle commedie italiane capaci di parlare al pubblico con leggerezza ma anche con profondità, come già visto in pellicole che raccontano le difficoltà e le speranze delle nuove generazioni.
L’esperienza del fantacalcio si conferma quindi come un fenomeno popolare che va oltre il semplice gioco, entrando a far parte della cultura sociale italiana contemporanea. Entrare in una lega significa partecipare a un sistema di relazioni che rafforza l’amicizia, stimola la competizione e offre un racconto collettivo condiviso. Un po’ come succede nel film, dove la mancanza improvvisa di un protagonista mette in moto dinamiche di gruppo ricche di umanità, tensione e comicità.
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