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Agricoltura

Anno no per la pesca, imprese e fatturato in calo

Nel mercato ittico di Chioggia, pescato a -8,7% e fatturato -4,6%

Il Mercato ittico di Chioggia è #sanocomeunpesce

Nel comparto dell'Agricoltura e della pesca, sono preoccupanti i dati emersi sul settore ittico. Nel primo trimestre 2025, il settore ittico veneto conta complessivamente 2.510 imprese, in calo del 16,6% rispetto allo stesso periodo del 2024. Le aziende impegnate nella pesca sono 1.085 unità (-1,2%), mentre quelle attive nell’acquacoltura calano del 26,8% (1.325 unità). Anche l’occupazione segue un trend negativo: gli addetti complessivi sono 3.558 (-13,9%), con un calo del 3% nella pesca (1.919 addetti) e del 23,9% nell’acquacoltura (1.639 addetti). Battuta di arresto per i transiti di prodotti ittici giunti nel mercato ittico di Chioggia che, nel primo semestre 2025, registra un quantitativo di circa 3.493 tonnellate (-8,7%) e un fatturato di circa 18,3 milioni di euro (-4,6%). Andamento simile per il mercato ittico di Venezia, che registra 2.882 tonnellate (-7,7%) e incassi per 26,6 milioni di euro (-4,6%). Dal punto di vista produttivo, nella prima metà dell’anno si azzera la raccolta di vongole di mare, con i Consorzi impegnati in attività di rigenerazione della risorsa con prodotto giovanile in arrivo dalle Marche. Tra i molluschi bivalvi di mare resta attivo soltanto il comparto dei fasolari.

Continua poi il calo del numero di aziende agricole in provincia di Rovigo, scese di altre 85 unità, dalle 4.445 del 2023 alle 4.360 del 2024, tendenza generalizzata in tutta la regione con un -1,7% rispetto al -1,9% provinciale, così come chiudono altre aziende agroalimentari, scese a 196 da 198, seppur aumentino gli occupati nel primario del +11,7% rispetto al -15,1% regionale, con un totale di 7.127 lavoratori che rappresentano il 7,1% del totale degli occupati, il valore più alto del Veneto che, come media, si attesta al 2,5%.

Questi i dati principali che emergono dal “Rapporto 2024 sulla congiuntura del comparto agroalimentare regionale” redatto da Veneto Agricoltura. Una fotografia dettagliata della scorsa annata che per l’agricoltura polesana non è stata particolarmente confortante.

Andando con ordine, i cereali autunno-vernini, che in Polesine interessano 62.416 ettari, prima superficie fra tutte le province venete, hanno registrato un’annata negativa, anche per l’eccezionale ondata di calore che si è verificata tra la metà di luglio e la fine di agosto che ha messo ko i seminativi estivi. Il mais è tornato ad avere la maggior superficie, 24.358 ettari, la seconda in Veneto dopo Padova con 25mila, ma l’aumento di estensioni del +7,5% sul 2023 ha fatto riscontro ad un calo delle rese del -3,3%, a 245.060 tonnellate. Il frumento tenero, con 23.687 ettari continua a vedere il Polesine primo in regione nonostante il -10,8% di superfici, al quale ha fatto riscontro un calo del -17% delle rese, a 135.326 tonnellate. Il calo della produzione del frumento duro, -24,9%, con 52.518 tonnellate, fa riscontro ad un quasi analogo calo delle superfici, -22,6%, a 10.835 ettari. Situazione simile per l’orzo, con 2.574 ettari, il -41,6%, con la produzione scesa del -44,5%. Quasi residuale il riso, sceso a 466 ettari, il -15%, con appena 252 tonnellate, il -22,2%.

Per gli ortaggi il +37% delle superfici, 4.144 ettari, è stato ripagato da aumenti produttivi più ridotti, +25,5 per 104.279 tonnellate complessive.

Dopo le sofferenze del recente passato non è invece andata male alla frutta, con le mele risalite a 472 ettari, il +7,3%, che hanno prodotto il +60,8%, 24.056 tonnellate, così la frutta a guscio, con 418 ettari, il +6,4% e 971 tonnellate, il +74,4%, ma soprattutto la pera, che dopo un 2023 da incubo ha visto le superfici calare a 391 ettari, -17,7%, ma la produzione risalire a 9.373 tonnellate, con ben il +229,3%.

Le prime proiezioni per la campagna agraria 2025, secondo le stime di Veneto Agicoltura sulla base di un’indagine Istat fra gli operatori locali, indicano un un aumento degli ettari investiti a frumento, sia tenero (+2,5%) che duro (+6,7%), e un calo di quelli investiti ad orzo (-10,5%). Si prevede anche una netta ripresa produttiva, con incrementi stimati tra il 20% e il 40% rispetto alla scorsa annata. Da segnalare un miglioramento della qualità, in particolare per frumento duro e orzo, favorito dall’assenza di problemi fitosanitari rilevanti. Per le colture a semina primaverile, sono previste in ripresa le superfici coltivate a mais (+2,9%) e riso (+11,2%). In calo invece, le previsioni di semina per girasole (-3,8%), soia (-9,0%), e barbabietola da zucchero (-12,1%). Le condizioni climatiche della primavera sono state favorevoli, suggerendo buone prospettive produttive.

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