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REGIONALI

Campagna senza regole? In Veneto si spende prima del voto tra manifesti e social

Tetto 40-44 mila dal giorno dell’indizione. Prima è far west: par condicio assente e conti personali.

La carica dei 74 per soli due posti

VENEZIA — Manifesti alle rotonde, volantini ai mercati, sponsorizzate sul telefonino. Il Veneto è già in campagna, senza che la campagna sia cominciata davvero. Il voto regionale non è stato ancora indetto, il candidato del centrodestra resta senza volto, ma la caccia alle preferenze è partita. Un anticipo che mette a nudo un vuoto normativo: il limite alle spese scatta solo dal giorno dopo l’indizione delle elezioni. Prima, di fatto, è tutto fuori bilancio e la par condicio resta spenta.

IL TETTO C’È, MA PARTE TARDI
La normativa regionale fissa, per ciascun candidato e per ciascuna provincia (con soglie variabili in base agli abitanti), un tetto di propaganda fra 40 e 44 mila euro. La contabilità, però, comincia “dal giorno successivo all’indizione delle elezioni” e, da quel momento, le raccolte fondi devono passare per un mandatario elettorale. Finché il decreto non c’è, quelle spese non esistono per la legge. E l’indizione deve avvenire almeno 50 giorni prima del voto, che si presume cadrà il 23 novembre. Tradotto: ciò che già vediamo ora è a carico personale dei candidati e non rientra nel limite ufficiale.

DAL VOLANTINO ALL’ALGORITMO: UNA LEGGE RIMASTA INDIETRO
Un tempo c’erano affissioni, cartelloni e lettere nelle cassette della posta. Oggi la battaglia si gioca anche su indicizzazione, micro-targeting e sponsorizzate. La norma, scritta per una campagna analogica, fatica a tenere il passo dell’ecosistema digitale e dei suoi costi mutevoli. Nei partiti prevale una certa leggerezza: la finestra “pre-indizione” è un’autostrada sulla quale immettersi per anticipare gli avversari. Chi può, spende prima.

I PRECEDENTI CHE PESANO
I conti della propaganda non sono un dettaglio formale. Nel 2014 l’allora assessore regionale Isi Coppola si dimise dopo che i giudici veneziani, al termine di due passaggi in Cassazione, ritennero che avesse superato i 39 mila euro dichiarati, con un totale quasi doppio rispetto ai 40 mila previsti. Più lontano, in Sardegna, alla presidente Alessandra Todde sono state contestate le spese per la campagna 2024. Segnali di una materia scivolosa, dove margini e interpretazioni possono diventare un problema politico e giudiziario.

UNA CORSA SENZA CANDIDATO E SENZA DATA
Nel frattempo, il centrodestra veneto resta impantanato sul nome del candidato, mentre dal mondo delle imprese arriva la richiesta di un confronto urgente. Dentro la Lega, l’assessore Roberto Marcato ha invitato Roberto Vannacci a “fare il leghista” e a non liquidare l’Autonomia come inutile. Tra profili social doppi, identità “rubate” online e messaggi che corrono via mail, la campagna si consuma in un limbo che alimenta incertezza e rumore di fondo.

PAR CONDICIO SPENTA, DISUGUAGLIANZE ACCESE
Senza l’indizione, non scatta nemmeno la par condicio. Risultato: visibilità asimmetrica e competizione falsata dalla capacità di spesa personale. Il rischio è una “campagna permanente” dove il calendario legale vale meno delle strategie di marketing. La domanda è semplice: a che serve un tetto, se la gara vera si corre prima del colpo di pistola?

I CORRETTIVI POSSIBILI
L’esperienza suggerisce alcune piste concrete: - estendere la rendicontazione a un periodo pre-indizione (90-120 giorni) o definire un perimetro di “attività pre-elettorale” soggetta a trasparenza; - varare un registro pubblico online, aggiornato in tempo reale, di spese e donazioni; - introdurre tetti specifici per il digitale e un’etichettatura obbligatoria delle sponsorizzate politiche; - attivare una par condicio “light” già alla convocazione della consultazione, con regole graduate fino all’indizione; - chiarire l’uso di fondi personali e comitati, prevedendo sanzioni effettive e rapide. La campagna è già nel vivo, anche se ufficialmente non è cominciata. La politica può far finta di niente; l’elettore, no. Perché trasparenza e parità di condizioni sono la precondizione di un voto davvero libero.

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