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PESCA
15.09.2025 - 14:41
Dolfin: “Ripartenza segnata da problematiche che attanagliano un settore sempre più in crisi”
CHIOGGIA - Dopo circa sei settimane di fermo biologico, i pescherecci di Chioggia e di tutto il Centro-Nord Italia sono tornati a gettare le reti in mare aperto, segnando la ripartenza concreta di un comparto fondamentale per l’economia locale. Una ripresa attesa con ansia dai pescatori, ma accompagnata da una serie di sfide ancora irrisolte: dalla massiccia presenza del granchio blu che minaccia altre specie ittiche, alla progressiva riduzione della pescosità dei mari, fino alla difficoltà nel trovare giovani disposti a intraprendere un mestiere da sempre duro ma ricco di soddisfazioni.
“Finalmente dopo sei lunghe settimane di fermo pesca biologico, i pescherecci chioggiotti e di tutto il Centro-Nord Italia da oggi ritornano operativi in mare e possono nuovamente gettare le reti – ha commentato Marco Dolfin, consigliere regionale della Lega – Liga Veneta e capo dipartimento pesca del partito – Ovviamente il ritorno in mare è segnato da pensieri e problematiche che attanagliano un settore sempre più in crisi per numerosi motivi. Il mondo della pesca cerca soluzioni ad un settore produttivo fondamentale per il nostro Paese, in un quadro economico che si alterna tra speranze e preoccupazioni”.
Già dalle prime ore di oggi, nei mercati ittici e sulle pescherie locali, si sono potuti osservare i primi frutti del ritorno in mare. Il mercato all’ingrosso di Chioggia, uno dei più grandi e importanti d’Italia, torna così a essere il cuore pulsante di un’attività che nonostante le difficoltà resta un pilastro dell’economia locale. L’amministrazione comunale ha inoltre ribadito l’intenzione di spostare il mercato e realizzare un polo ittico nella zona di Val da Rio, progetto volto a valorizzare ulteriormente il settore.
Dolfin ha sottolineato l’importanza di una pesca razionale, intelligente e sostenibile: “È necessario continuare a fare un tipo di pesca che razionalizzi lo sforzo dei pescherecci, senza razziare tutto quanto si può pescare nelle 72 ore settimanali disponibili. Una pesca massiva e senza criterio comporterebbe il crollo dei prezzi, a fronte di costi sempre più alti”.
Oltre ai problemi legati alla pesca stessa, un nodo cruciale resta quello del ricambio generazionale: sempre meno giovani sono attratti da una professione che richiede sacrifici importanti e che negli anni ha visto diminuire drasticamente il numero dei marinai. Alcune imbarcazioni hanno rischiato di restare ferme per mancanza di personale, mentre sul fronte dei contributi e del cosiddetto “taglio delle barche” le graduatorie sono in ritardo di mesi, alimentando ulteriori incertezze tra gli operatori del settore.
“In attesa di soluzioni concrete, la speranza è quella di ritrovare la fauna ittica che si era lasciata in mare a fine luglio, prima del fermo – conclude Dolfin – La prima parte dell’anno ha visto una riduzione del pescato, compensata però dai prezzi del pesce piuttosto sostenuti. Ora, con il ritorno in mare, attendiamo che il pesce fresco faccia finalmente la sua presenza sui banchi di vendita”.
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