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veneto
17.09.2025 - 17:08
VENEZIA - Una lama che spunta all’improvviso in un parco cittadino, un ragazzo accoltellato per un regolamento di conti. Questa non è la trama di un film, ma l’episodio reale successo il 17 settembre 2025 a Bologna, dove un adolescente è stato ferito con un coltello in un luogo finora considerato sicuro, il parco pubblico. È l’ultimo episodio di una serie che testimonia un’escalation preoccupante di episodi violenti tra giovani in spazi pubblici, che deve far riflettere sui motivi profondi e sulle possibili risposte concrete.
I dati più recenti dipingono un’evidenza allarmante: quasi il 40% degli adolescenti italiani tra i 15 e i 19 anni ha partecipato a risse nel 2023 secondo l’ultimo rapporto ESPAD®Italia; nel 2024 la Criminalpol ha registrato quasi un triplicarsi degli omicidi commessi da minorenni. Non solo violenza fisica diretta, ma un intreccio sempre più pericoloso con fenomeni come il cyberbullismo, che colpisce il 47% degli studenti, e la spettacolarizzazione degli scontri sui social media.
Questi episodi, da Bologna a Modena, da Pescara a Milano, raccontano una realtà in cui la violenza è diventata spesso la modalità principale con cui molti adolescenti cercano di affermare un’identità, ottenere riconoscimento e appartenenza sociale, spesso in contesti di emarginazione e disagio.
Come spiega Enrico Perilli, presidente dell’Ordine degli Psicologi d’Abruzzo, viviamo in una “società tossica” caratterizzata da un’individualismo crescente e da una crisi negli investimenti nei servizi di salute mentale. In questo scenario, la violenza giovanile non è un fenomeno isolato, ma la manifestazione di un malessere più profondo che nasce da condizioni socio-economiche precarie, mancanza di opportunità e disgregazione dei riferimenti culturali.
Secondo la professoressa Daniela Chieffo dell’Università Cattolica di Roma, la violenza è spesso un grido d’allarme di adolescenti che soffrono in silenzio, vittime di contesti familiari complessi o di mancanza di modelli educativi efficaci. Il lockdown e le restrizioni imposte dalla pandemia da Covid-19 hanno aggravato questo quadro, alterando le relazioni sociali e amplificando conflitti intrafamiliari, con un evidente aumento nell’esposizione a dinamiche violente.
Un elemento critico è l’influenza dei social network, che ha trasformato la violenza in uno spettacolo quasi quotidiano. Molti ragazzi, spiegano gli esperti del Centro Psichiatrico Integrato Gemelli di Roma, cercano visibilità e consenso attraverso atti violenti filmati e condivisi, creando un clima in cui emergere passa spesso per un’escalation nel dolore e nella sopraffazione. Il confine tra mondo reale e virtuale si sfuma: la competitività, il cyberbullismo, e la ricerca ossessiva di approvazione diventano terreno fertile per l’aggressività.
Nel parco di Bologna, il ragazzo accoltellato non è un caso isolato, bensì parte di un fenomeno che mette in luce le tensioni crescenti tra adolescenti in spazi pubblici. L’aggressione è avvenuta in un contesto di gruppo, alimentato da motivi futili e dalla crescente disponibilità di armi tra i giovani, che sempre più spesso usano il coltello come simbolo di potere e protezione. Questo atto violento è specchio di quanto inespresso e sommerso si accumula nei vissuti di molti adolescenti, sottolineando l’urgenza di una risposta efficace.
Un’arma potente contro la violenza giovanile risiede nell’educazione ai valori e nella capacità di distinguere il bene dal male, come suggerisce Daniela Chieffo. Progetti scolastici e comunitari devono essere orientati a costruire empatia, consapevolezza emotiva e rispetto reciproco, affrontando direttamente il tema delle emozioni e della gestione dei conflitti.
Perilli sottolinea la necessità di un impegno deciso nei servizi di salute mentale, ancora ampiamente sottofinanziati, per intercettare i segnali di disagio prima che si traducano in atti violenti. Psicologi, assistenti sociali e operatori devono poter operare con strumenti adeguati, collaborando con scuole e famiglie per un intervento integrato.
Le istituzioni locali dovrebbero investire nella riqualificazione e sicurezza degli spazi pubblici frequentati dai giovani, promuovendo attività sportive, culturali e laboratori di socializzazione. Questi ambienti possono offrire alternative positive all’aggregazione a rischio e contrastare la deriva verso comportamenti aggressivi.
Campagne di informazione e sensibilizzazione sui rischi del cyberbullismo e della spettacolarizzazione della violenza devono essere rafforzate, insieme a interventi di monitoraggio e supporto per chi è vittima o autore di comportamenti violenti in rete.
La violenza tra gli adolescenti nei parchi è un’emergenza che tocca tanti livelli: sociale, familiare, psicologico e culturale. Solo affrontando la questione con una visione complessa e interventi coordinati si potrà sperare di restituire a questi luoghi la serenità e la sicurezza che meritano, e soprattutto offrire ai giovani una prospettiva di crescita pacifica e inclusiva.
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