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veneto
19.09.2025 - 12:06
VENEZIA . Una mano nello zaino di una turista, l’altra sul ventre pronto al parto. È l’immagine tanto surreale quanto indicativa della pressione dei borseggiatori sul centro storico di Venezia: martedì una 25enne, incinta oltre la data prevista e già destinataria di un foglio di via, è stata intercettata dalla polizia locale mentre tentava un furto tra San Marco e Rialto. Denunciata per borseggio e per la violazione dell’ordine di allontanamento, non è finita in carcere per lo stato di gravidanza, ma il suo caso accende più di un faro su efficacia dei controlli, tenuta dei processi e crescente tensione tra calli e campi.
Gli agenti del nucleo specializzato della polizia locale l’hanno riconosciuta a San Salvador: volto noto alle forze dell’ordine, si muoveva con una complice di 17 anni lungo le Mercerie verso ponte de l’Ovo, deviando poi in direzione di San Bortolo. Il pedinamento è culminato all’altezza di Marzarieta 2 aprile, dove le due hanno cercato di svuotare le borse di una comitiva straniera. Bloccate nell’atto, sono state accompagnate al comando. La vittima, una turista polacca, ha sporto querela dopo alcuni minuti di comprensibile smarrimento: non si era accorta di nulla e, di fronte a agenti in abiti civili che mostravano il distintivo, ha reagito con diffidenza prima di farsi convincere.
La 25enne era già gravata da un foglio di via obbligatorio emesso dalla questura di Venezia il 3 agosto, che avrebbe dovuto tenerla lontana dalla laguna per tre anni. Malgrado ciò, era di nuovo in azione. Non solo: appena dieci giorni prima era stata fermata dalla stessa polizia locale, sempre per un borseggio. Martedì sono scattate le denunce per furto e violazione dell’ordine di allontanamento; lo stato di gravidanza oltre termine ne ha impedito la traduzione in carcere.
La “guerra dei portafogli” continua, una operazione alla volta. Negli ultimi giorni il reparto specializzato ha fermato cinque persone, portando il totale annuale oltre quota 130. Nel fine settimana, sul ponte dei Calegheri, tre tagliaborse — tutte di nazionalità bosniaca e di età compresa tra 12 e 25 anni — sono state bloccate: la maggiorenne denunciata, le due minorenni affidate a una comunità.
C’è un ostacolo ulteriore. Se il difensore chiederà i termini a difesa, come spesso accade, l’udienza slitterà di circa due mesi: tempo sufficiente perché la parte offesa rientri in Polonia. In assenza della testimone, e alla luce della riforma Cartabia, il procedimento potrebbe arenarsi. Un vulnus di cui i borseggiatori sembrano ben consapevoli, come dimostra la recidiva della 25enne malgrado il foglio di via.
Mercoledì, nei pressi di campo Santa Margherita, un uomo ha notato un gruppo di borsaiole puntare il portafoglio della moglie: ne è nato un parapiglia con insulti e qualche spinta. Diversamente da episodi passati, non è stato usato lo spray urticante per agevolare la fuga. Resta però il segnale di un clima carico, in cui i turisti finiscono per difendersi da soli, con rischi evidenti per tutti. Il messaggio delle forze dell’ordine è chiaro: segnalare subito, evitare lo scontro e affidarsi ai controlli sul territorio.
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