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19.09.2025 - 17:31
Si è concluso questa mattina a Venezia il IV Summit “Aria Pulita per il Veneto”, promosso da Legambiente Veneto in collaborazione con la Regione del Veneto e ARPAV, un evento che ha visto la partecipazione di rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), delle province venete e di numerosi esperti del settore. L’incontro ha offerto l’occasione di fare il punto sulle sfide e le opportunità legate alla qualità dell’aria nella regione e di presentare strumenti e strategie per il futuro.
Durante la prima sessione, coordinata da Piero Decandia, direttore di Legambiente Veneto, ARPAV ha fornito una fotografia aggiornata dello stato dell’aria, evidenziando una situazione complessivamente stabile e in lieve miglioramento.
L'agenzia ha sottolineato che la Direttiva 2024/2881 dell'Unione Europea prevede nuovi limiti sui livelli di particolato atmosferico che entreranno in vigore entro l'11 dicembre 2026. Attualmente la Regione del Veneto vede sforamenti solo sul parametro del PM10, ma ai livelli attuali, con la nuova Direttiva, ci sarebbero anche su PM 2.5 e NO2. Destano inoltre allarme i livelli di benzo(a)pirene (BaP), che è prodotto dalla combustione della legna ed è classificato da IARC (Agenzia Internazionale Ricerca Cancro) come probabile cancerogeno: su di esso la nuova Direttiva fissa un limite perentorio e il Veneto (unica regione in Italia) rischia di incorrere in un'infrazione europea se non si agisce in fretta su di esso.
In seguito si è assistiti a un confronto governo-regione sui rispettivi piani dedicati al miglioramento della qualità dell'aria. Il Piano nazionale per il Miglioramento della Qualità dell'Aria, come descritto da Fabio Romeo, Dirigente del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica (Mase), vede un investimento di 1.8 miliardi di euro al 2030 ma è anche pensato come un primo passo ampliabile. Importante il coinvolgimento di tutti i settori in cabina di regia: agricoltura, mobilità, energia e riscaldamento civile. La prima misura del Piano si concentra inoltre sulla comunicazione, poiché si evidenzia una carenza di coinvolgimento emotivo da parte della cittadinanza e anche di formazione, che può orientare la persona a comprendere le imitazioni e i vantaggi (anche in termini di salute) di una presa in carico del tema della qualità dell'aria in via non secondaria. Tema, quello della comunicazione, che era stato sottolineato come strategico (oltretutto in ragione della Direttiva 2024/2881) anche da ARPAV. Nel merito degli altri ambiti di intervento, il Piano intende lavorare sull'agricoltura, trovando alternative all'ammoniaca e vietando l'utilizzo dell'urea; sulla mobilità, con incentivi ai comuni da utilizzare su progetti su misura e un ragionamento sul cold ironing per quanto riguarda i porti; sull'energia e il riscaldamento civile, anche in questo caso con incentivi.
Alla descrizione del Piano ha seguito la replica di Paolo Giandon, Direttore Direzione Ambiente e Transizione ecologica della Regione Veneto, che ha evidenziato la presenza delle Regioni in cabina di regia ma anche la preoccupazione, avanzata dalle quattro regioni della Pianura Padana, per le risorse stanziate sul Piano, che sarebbero risorse già consolidate altrove, e dunque non frutto di un maggior impegno economico sul tema. L'appello è stato anche quello a istituire un tavolo di confronto permanente stato-regioni per trovare le risorse necessarie, sulle quali inoltre applicare un principio di proporzionalità che tenga conto anche del contesto geografico e climatico delle singole regioni.
A conclusione della sessione, anche grazie all'intervento da parte di Dott, operatore leader europeo della micromobilità urbana condivisa, si è parlato di best practice e percezione dei cittadini sul tema. Anche quest'anno, in occasione del summit, Legambiente ha infatti presentato i risultati dell'annuale questionario "Aria pulita" indirizzato ai comuni veneti con più di 30mila abitanti, richiesto dal Cigno verde per raccogliere dati e buone pratiche dal territorio. Dal rapporto che ne è stato redatto, emerge soprattutto il ritardo nella diffusione dei punti di ricarica per auto elettriche: nonostante stiano aumentando – in particolare si sottolineano i numeri di San Donà, prima per numero assoluto e in rapporto alla popolazione, e Treviso tra i comuni capoluogo – non sono ancora sufficienti per supportare pienamente la crescita del numero di veicoli elettrici, che rappresentano una soluzione fondamentale non solo per la decarbonizzazione dei trasporti, ma anche per la lotta contro l'inquinamento atmosferico.
Nell'ambito della viabilità, un aspetto positivo è la buona adesione all'iniziativa Move-in, che permette la circolazione controllata nelle zone soggette ai provvedimenti strutturali di limitazione del traffico anche ai veicoli di vecchia immatricolazione, anche se le deroghe alle limitazioni del traffico sono sempre troppe, mentre troppo poche sono le sanzioni somministrate. Si evidenzia, inoltre, il netto calo in corso da anni sul fronte degli investimenti nei contributi economici ai cittadini al fine di promuovere il cambiamento delle abitudini e nell'attuare politiche volte al risanamento della qualità dell'aria, come quelli per l'acquisto di biciclette o per l'efficientamento energetico delle abitazioni. Allo stesso modo emerge anche che sono pochi i comuni ad essersi attivati in campagne di sensibilizzazione della cittadinanza sulle politiche di miglioramento della qualità dell'aria nell'ambito dei trasporti e dell'uso delle biomasse legnose: soltanto Padova, Treviso e Schio lo hanno fatto. Aspetto questo da migliorare visti anche i risultati della seconda edizione del sondaggio sulla percezione della qualità dell'aria proposto agli studenti delle scuole superiori del Veneto, da cui emerge che tra le giovani generazioni persiste un'importante sottostima dell'impatto sulla salute dell'inquinamento atmosferico: solo il 5% dei partecipanti è consapevole dei rischi sanitari a cui può incorrere a causa dello smog. (il Report "Aria pulita" e i risultati del sondaggio "Che aria tira" condotto su 1000 giovani veneti sono presenti in cartella stampa)
La seconda sessione è partita con un confronto sull'azione e gli impegni dei territori per l'aria pulita, con le relazioni di un esponente da parte di ogni provincia veneta. I sette rappresentanti convenuti hanno evidenziato difficoltà soprattutto sul tema del coinvolgimento dei propri comuni nel TTZ (Tavolo Tecnico Zonale), nelle procedure di attuazione delle delibere riguardanti il piano regionale, e hanno sottolineato come sia necessario rafforzare la comunicazione nei confronti dei cittadini e progetti virtuosi come il Bike to work.
A seguire i rappresentanti delle istituzioni regionali di Confcommercio, CNA e Coldiretti sono stati protagonisti di uno spaccato sul ruolo e le prospettive delle attività produttive per l'aria pulita. A concludere la giornata di lavori, prima dell'intervento del presidente di Legambiente Veneto Luigi Lazzaro, sono stati Maria Rosa Pavanello di Anci Veneto e Gianpaolo Bottacin, Assessore Ambiente e Clima Regione del Veneto, il quale ha ricordato che la qualità dell'aria è oggettivamente migliorata, ma anche che non è possibile ritenersi soddisfatti, invocando l'importanza di un impegno comune multidisciplinare e multilivello, perché è necessario e importante il contributo di ogni singolo attore sociale e politico.
Così dichiara a fine lavori il presidente di Legambiente Veneto, Luigi Lazzaro: "È necessario contrastare con sempre più convinzione lo smog, che rappresenta una minaccia per la salute pubblica e per il clima. La situazione migliora, ma ancora troppo lentamente rispetto agli sfidanti obiettivi di qualità dell'aria previsti dalla direttiva europea che entrerà in vigore al 2030 e le limitazioni, seppur giuste e necessarie, non possono essere la strategia su cui puntare. Per questo serve una virata decisa verso la mobilità sostenibile, per muoversi meglio e a impatto zero, rispettando gli obiettivi di decarbonizzazione previsti dall'Unione Europea senza metterli in dubbio.
Ma allo stesso tempo per ottenere aria pulita bisogna proseguire anche con interventi strutturali negli altri ambiti responsabili delle emissioni inquinanti: il riscaldamento domestico va reso meno impattante tramite l'installazione di tecnologie più sostenibili e riqualificando gli involucri, mentre il settore agro-zootecnico (spesso ancora sottovalutato nell'analisi delle responsabilità al contributo emissivo) deve essere accompagnato verso una conduzione agroecologica, efficiente e circolare sia dei metodi di coltivazione che di gestione dei residui agricoli e zootecnici. Per agire rapidamente, chiediamo ai decisori politici di mettere da parte i dissidi e i rimpalli di responsabilità che stanno rallentano il percorso, perseguendo un dialogo multilivello orientato alla ricerca di soluzioni collettive e collaborative".
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