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Marina Abramović Rivoluziona le Gallerie dell’Accademia

Sarà la prima artista donna vivente celebrata a Venezia

Marina Abramović Rivoluziona le Gallerie dell’Accademia

VENEZIA - Marina Abramović, artista di fama internazionale, farà la storia nel 2026 diventando la prima artista donna vivente a essere celebrata con una grande mostra alle Gallerie dell’Accademia di Venezia. L’esposizione, dal titolo “Marina Abramović: Transforming Energy”, inaugurerà il 6 maggio 2026 e resterà aperta fino al 19 ottobre, in occasione degli 80 anni dell’artista.

La mostra promette un dialogo senza precedenti tra la pionieristica arte performativa di Abramović e i capolavori rinascimentali che hanno definito l’identità culturale di Venezia. Curata da Shai Baitel, direttore artistico del Modern Art Museum (Mam) di Shanghai, in stretta collaborazione con l’artista, l’esposizione rappresenta una novità assoluta nella storia dell’istituto: le opere di Abramović saranno infatti integrate sia nelle sale della collezione permanente che negli spazi delle mostre temporanee, inserendo la sua ricerca nel cuore stesso del patrimonio veneziano.

Al centro della mostra si pone l’incontro tra passato e presente, materiale e immateriale, corpo e spirito. I visitatori saranno invitati a interagire con i cosiddetti “Transitory Objects”, strutture in pietra con cristalli incastonati che possono essere usate sdraiandosi, sedendosi o rimanendo in piedi, attivando quella che Abramović definisce «trasmissione di energia». Opere iconiche come Imponderabilia (1977), Rhythm 0 (1974), Light/Dark (1977), Balkan Baroque (1997) e Carrying the Skeleton (2008) saranno affiancate da proiezioni di performance storiche, mentre nuove creazioni realizzate appositamente per l’occasione metteranno in luce la lunga ricerca dell’artista su temi di resistenza, vulnerabilità e trasformazione.

Uno dei momenti più significativi della mostra sarà l’esposizione di Pietà (with Ulay) (1983), posta in dialogo diretto con la Pietà di Tiziano (ca. 1575-76), l’ultimo capolavoro incompiuto dell’artista veneziano completato da Palma il Giovane. Questo accostamento storico, a oltre quattro secoli di distanza, rilegge le tipologie rinascimentali di dolore, trascendenza e redenzione attraverso una prospettiva contemporanea, sottolineando come il corpo umano continui a essere luogo di sofferenza e al contempo veicolo di elevazione spirituale.

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