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Alloggi pubblici: bando sospeso in attesa della sentenza d'appello. Critiche dal M5S

A far emergere la situazione è stata la risposta della Giunta di palazzo Balbi all’interrogazione presentata lo scorso gennaio da Erika Baldin

Caro-vita, interviene Baldin

Erika Baldin

VENEZIA -  La questione dell’accesso agli alloggi pubblici in Veneto resta bloccata, sospesa fino alla pronuncia della Corte d’Appello dopo il ricorso della Regione. A far emergere la situazione è stata la risposta della Giunta di palazzo Balbi all’interrogazione presentata lo scorso gennaio da Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Consiglio regionale.

Il nodo della controversia riguarda l’articolo 25 della legge regionale 39/2017, nella parte in cui introduceva un criterio premiale a favore dei cittadini con almeno cinque anni di residenza in Veneto. Secondo Baldin, si tratta di una norma discriminatoria, in violazione dell’articolo 3 della Costituzione, in quanto limita l’uguaglianza sostanziale tra tutte le cittadine e i cittadini. «Molto tempo prima del Tribunale di Padova e della Corte Costituzionale – commenta la consigliera – l’opposizione aveva avvertito la maggioranza che la legge sarebbe stata illegittima, ma non ci hanno ascoltato».

La questione è stata sollevata da un bando del Comune di Venezia, che recepiva la legge regionale e attribuiva punteggi aggiuntivi a chi aveva vissuto continuativamente nel territorio veneto. L’ordinanza del Tribunale di Padova del 2 gennaio 2025, però, non è mai stata applicata dalla Giunta Zaia, che ha scelto di presentare ricorso in appello. La discussione è fissata per l’11 novembre e, fino ad allora, ogni procedura di assegnazione degli alloggi pubblici resta sospesa.

«Chi oggi è in attesa di un alloggio dovrà ancora aspettare – aggiunge Baldin –. E tutto perché la Regione non si vuole attenere alla sentenza della Consulta. Se la Giunta avesse adempiuto per tempo, oggi non ci sarebbe questa impasse, con l’assegnazione degli alloggi popolari a chi ne ha diritto, senza alcun requisito ideologico che danneggia le persone. Spero che la sentenza della Corte d’Appello elimini tutte le previsioni contra legem e contra Constitutionem».

La situazione si complica ulteriormente con l’emanazione di un nuovo bando da parte dello stesso Comune di Venezia, l’8 settembre scorso, che ripropone punteggi aggiuntivi per chi risiede in città da oltre quindici anni e in regione da trent’anni. Secondo l’osservatorio civico OCIO, queste valutazioni sarebbero in contrasto con le indicazioni del Tribunale di Padova, secondo cui i criteri di assegnazione devono considerare anche altre condizioni oggettive e soggettive, oltre allo stato di bisogno.

«Questo rende a serio rischio di modifica, e quindi attualmente inutile, anche la nuova graduatoria – conclude Erika Baldin –. Insomma, “prima i veneti” non vale da nessuna parte: lo dice la legge. Lo capirà mai anche la Regione in mano leghista?».

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