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AMBIENTE
07.10.2025 - 15:02
VENEZIA – Il futuro della mobilità sostenibile passa anche dal recupero dei materiali contenuti nelle batterie dei veicoli elettrici. A Fusina, nel Green propulsion laboratory di Veritas, prende avvio il progetto “Libere”, finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, con l’obiettivo di studiare la valorizzazione dei materiali strategici presenti nelle batterie dismesse e nei rifiuti con componenti elettriche ed elettroniche.
Il GpLab Veritas, piattaforma di ricerca avanzata finanziata dal ministero e dal Comune di Venezia, guida il progetto come capofila e responsabile scientifico, collaborando con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova e con due partner industriali che si occuperanno del trattamento e riciclo delle batterie e dei dispositivi elettrici. Con un budget di quasi un milione e mezzo di euro, Libere rappresenta il progetto più rilevante tra i dodici finora assegnati al laboratorio di Fusina.
Il recupero dei materiali strategici come nichel, manganese, cobalto, grafite e litio è essenziale non solo per motivi ambientali, ma anche per la riduzione della dipendenza dell’Italia dall’estero, in linea con il Critical Raw Materials Act dell’Unione Europea. In particolare, il litio, componente fondamentale delle batterie ricaricabili, e il cobalto, di cui la Repubblica Democratica del Congo è il principale produttore mondiale, sono risorse critiche per la transizione ecologica e per l’espansione del mercato dei veicoli elettrici. Anche la grafite, necessaria per gli accumulatori, vedrà una domanda in crescita esponenziale nei prossimi trent’anni, mentre la disponibilità di nichel è limitata da fattori geopolitici.
«All’interno di Libere – spiega il responsabile del GpLab, Graziano Tassinato – sarà sperimentata la supercavitazione, una tecnologia che abbiamo sviluppato nei progetti con l’Agenzia spaziale italiana e europea. Grazie al nostro reattore Ness (Near Solar Surface Reactor), particolari bolle d’aria cavitazionali possono generare pressioni e temperature simili a quelle della superficie del Sole».
Il direttore generale di Veritas, Andrea Razzini, sottolinea l’importanza di questa collaborazione tra imprese e università: «I fondi nazionali per la ricerca consentono di sviluppare applicazioni tecnologiche nel settore ambientale che difficilmente si vedrebbero. Speriamo che anche questo progetto si riveli utile per il recupero di materiali rari o pregiati, ancora oggi non recuperati in modo efficiente. Serve però che nella coscienza e nei comportamenti di tutti cresca l’impegno per differenziare correttamente i rifiuti e consegnarli negli Ecocentri, al passo con lo sviluppo tecnologico necessario».
Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, evidenzia il ruolo strategico di Porto Marghera come polo di ricerca e sperimentazione: «Questo progetto dimostra come Venezia possa essere un luogo di avanguardia sulla sostenibilità. Solo così nascono nuove filiere produttive e si attraggono giovani professionisti, creando occupazione di qualità. Ringrazio tutti i tecnici e gli scienziati che sono in prima linea nella ricerca, dimostrando l’impegno concreto del Comune perché Venezia sia sempre la più antica città del futuro».
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