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Veneto, credito alle imprese: apertura delle banche solo per Vicenza e Venezia

Treviso e Verona ancora in sofferenza

Veneto, credito alle imprese: apertura delle banche solo per Vicenza e Venezia

VENEZIA - Dopo 28 mesi consecutivi di calo degli impieghi bancari alle imprese italiane, dall’inizio dell’estate si è finalmente registrata un’inversione di tendenza a livello nazionale. Nei mesi compresi tra giugno e settembre, i prestiti alle attività economiche hanno ricominciato a crescere, portando lo stock complessivo erogato dalle banche italiane a quota 647 miliardi di euro, con un incremento di quasi 6 miliardi rispetto all’inizio dell’anno.

In Veneto, però, la situazione rimane critica. Secondo l’Ufficio studi della CGIA, tra il 31 dicembre 2024 e la fine di luglio 2025 il volume complessivo di credito erogato alle imprese venete è diminuito di 868 milioni di euro, pari a una contrazione dell’1,4 per cento. Le imprese locali, che all’inizio dell’anno potevano contare su 62,5 miliardi di prestiti, a fine luglio ne registravano 61,7. Nessun’altra grande regione italiana ha subito una riduzione così marcata.

La stretta creditizia, continua da oltre 14 anni nel Veneto, ha penalizzato soprattutto le piccole e micro imprese. Tra le cause principali vi sono la “scomparsa” di istituti locali storici come Antonveneta, Veneto Banca, Popolare di Vicenza e Banco Popolare, i cui centri decisionali sono stati spostati verso Milano e Torino, allontanando la capacità di decisione dai territori. In questo contesto, a livello nazionale sarebbe auspicabile l’istituzione di una linea di credito dedicata esclusivamente a micro e piccole imprese, a condizioni di mercato e con zero spread, applicando ai prestiti solo il costo del denaro stabilito dalla Banca Centrale Europea, misura che potrebbe fornire un sostegno significativo a queste realtà produttive venete.

Va anche sottolineato che negli ultimi anni molte banche hanno scelto di “sacrificare” i prestiti più complessi, ossia quelli destinati alle micro imprese, a causa dei maggiori costi di istruttoria e della gestione amministrativa più complessa rispetto a realtà più grandi. Nonostante queste criticità, le banche rimangono fondamentali nel panorama economico regionale, garantendo liquidità e supporto al tessuto produttivo. Le Banche di Credito Cooperativo, in particolare, rappresentano ancora un pilastro per gli artigiani e i piccoli imprenditori veneti, consentendo loro di far crescere le proprie attività, creare posti di lavoro e valorizzare il Made in Italy.

A livello provinciale, le situazioni più critiche si registrano a Verona e Treviso. Nella provincia scaligera lo stock di impieghi vivi è sceso di quasi 520 milioni di euro nei primi sette mesi dell’anno (-3,7 per cento), mentre nella Marca la contrazione è stata di 432 milioni (-3,3 per cento). In difficoltà anche Belluno (-42,1 milioni pari a -3 per cento) e Rovigo (-49 milioni pari a -2,9 per cento), così come Padova, dove la riduzione è stata di 271 milioni (-2,4 per cento). In controtendenza, invece, Venezia, con un incremento di 157,8 milioni (+1,8 per cento), e soprattutto Vicenza, che ha visto crescere gli impieghi alle imprese di 287,8 milioni rispetto all’inizio dell’anno (+2,4 per cento).

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