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Venezia, i borseggiatori “storici” tornano in azione

Fermata una donna già arrestata vent’anni fa

Venezia, i borseggiatori “storici” tornano in azione

VENEZIA - Quando più di venticinque anni fa il comando della Polizia Locale di Venezia istituì il nucleo anti-borseggio, la città lagunare viveva già un’emergenza. In centro storico si muovevano gruppi di ladri esperti, capaci di agire con un’agilità tale da depredare turisti e residenti senza lasciare tracce. Le stesse pattuglie, allora come oggi, si accorsero presto che molti di quei furti erano opera delle stesse persone, più volte fermate e rilasciate, tanto da guadagnarsi soprannomi noti tra gli agenti. Tra questi, uno dei gruppi più conosciuti era quello degli “sbessoeta”.

Sabato scorso, più di due decenni dopo, la scena si è ripetuta quasi identica. Durante un controllo all’imbarcadero Actv Vallaresso di San Marco, gli agenti della Polizia Locale hanno bloccato in flagranza una coppia di rumeni, un uomo e una donna di circa cinquant’anni, sorpresi mentre cercavano di sfilare dallo zaino di una turista francese alcuni effetti personali. Portati al comando del Tronchetto per l’identificazione, gli agenti hanno scoperto con stupore che la donna apparteneva proprio allo stesso gruppo di borseggiatori fermato più volte oltre vent’anni fa.

L’episodio è solo l’ultimo di una lunga serie: 180 interventi contro i furti con destrezza sono stati eseguiti dall’inizio del 2025. Secondo le stime, sarebbero una settantina in tutto i borseggiatori attivi nel centro storico, molti dei quali già noti alle forze dell’ordine e denunciati più volte. In circa 35 casi, la Procura di Venezia ha aperto una maxi-inchiesta su segnalazione del nucleo investigativo dei carabinieri, ma nessuno degli indagati si è presentato all’interrogatorio. Al momento, non risultano misure cautelari.

Dei 180 interventi della polizia locale, 108 hanno riguardato persone di nazionalità bosniaca, 24 croate, 14 italiane, 29 rumene, 3 spagnole e 2 bulgare. Si tratta in larga maggioranza di donne: 155 contro 24 uomini, con un’età compresa tra i 10 e i 62 anni. In 99 casi si tratta di maggiorenni, mentre 35 erano minori e 45 avevano meno di 14 anni, dunque non imputabili.

Le giovani borseggiatrici, spesso spinte dagli adulti a compiere i furti, vengono collocate temporaneamente in istituti, comunità o centri religiosi di accoglienza, ma nella maggior parte dei casi si allontanano poco dopo. Ragazze che dovrebbero frequentare la scuola o dedicarsi allo sport si ritrovano invece in prima linea a “lavorare” nei flussi turistici di Venezia, mentre gli adulti controllano da lontano.

L’attività investigativa ha consentito di ricostruire anche i profili delle prime cinque persone fermate in flagranza di furto all’inizio dell’anno: tutte donne bosniache. Una di loro è stata bloccata 15 volte, un’altra 13, e le restanti tre 11 volte ciascuna.

Emblematico il caso di Lorena Zairovic, 24 anni, cittadina bosniaca, arrestata cinque giorni fa. Già fermata a ottobre, le era stato imposto il divieto di dimora in Veneto. Tornata in laguna, è stata nuovamente arrestata, ricevendo questa volta lo stesso provvedimento ma limitato al territorio veneziano.

Per tutti i borseggiatori colti in flagranza o arrestati, l’iter è quasi sempre lo stesso: identificazione, rilascio, foglio di via. Alla seconda violazione, scatta la denuncia, ma a piede libero. Una dinamica che, da oltre venticinque anni, continua a ripetersi nel cuore della città più visitata d’Italia.

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