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Criminalità, Venezia ottava in Italia per reati denunciati

Nel 2024 oltre 41mila denunce in provincia. Crescono i furti, ma il turismo incide sui numeri

Criminalità, Venezia ottava in Italia per reati denunciati

VENEZIA - La provincia di Venezia si colloca all’ottavo posto in Italia nella classifica sulla criminalità elaborata dal Sole 24 Ore sulla base dei dati del Ministero dell’Interno, relativi ai reati denunciati nel 2024. Un risultato che conferma la posizione dello scorso anno, con dati complessivamente stabili rispetto al 2023, ma che mostrano un costante aumento delle denunce nel periodo post Covid, in linea con il trend nazionale.

Nel dettaglio, in provincia di Venezia sono state registrate 41.398 denunce complessive, pari a 4.964,2 ogni 100 mila abitanti, circa un migliaio in più rispetto al 2023.

Il dato più rilevante riguarda i furti, che con 22.552 denunce rappresentano oltre la metà dei reati totali. Una percentuale elevata ma influenzata, come sottolineano gli analisti, dalla forte presenza turistica: nella proporzione reati/abitanti il numero dei visitatori ha infatti un impatto determinante. Non a caso Milano, Firenze, Roma e Rimini, mete con altissima affluenza di turisti, occupano da anni le prime posizioni nella graduatoria.

La provincia meneghina mantiene il primato nazionale, pur registrando un lieve calo dei reati, seguita da Firenze, Roma, Bologna, Rimini, Torino, Prato, Venezia, Livorno e Genova.

Commentando i dati, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha ribadito la necessità di interventi strutturali e di una revisione normativa: «Noi abbiamo invitato a denunciare sempre. Sui borseggiatori bisogna intervenire sulle leggi, e mi sembra ci si stia avvicinando. Quando sono piccoli bisogna dare punizioni simboliche, che non gli rovinino la vita ma educhino. Bisogna essere presenti senza fare male, pensiamo ad esempio ai minori».

Sulla stessa linea anche Alvise Canniello, direttore di Confesercenti Venezia Rovigo, che sottolinea la necessità di un approccio condiviso al problema: «L’indagine conferma quanto stimo denunciando da tempo e l’urgente necessità di adottare azioni a livello locale per arginare i reati predatori e contrastare i borseggi e le baby gang. Non credo che un semplice inasprimento delle pene – al di là delle valutazioni ideologiche – possa contrastare con successo il diffondersi della microcriminalità. Serve invece una strategia integrata che valorizzi sempre più il cosiddetto controllo informale e la collaborazione continuata e compartecipata tra istituzioni e ogni altro soggetto sociale ed economico».

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