Vedi tutte
veneto
07.11.2025 - 14:22
VENEZIA - Scattano i primi arresti nell’ambito della maxi indagine coordinata dalla Procura di Venezia che ha acceso un faro sulla piaga dei borseggi in città. Su richiesta del pubblico ministero Giorgio Gava, la giudice per le indagini preliminari Lea Acampora ha firmato 23 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti, uomini e donne, tutti già noti alle forze dell’ordine per reati contro il patrimonio.
Tra i primi provvedimenti eseguiti, la custodia cautelare in carcere alla Giudecca per una giovane donna, nonostante la gravidanza, arrestata dai Carabinieri dopo ripetute violazioni dei fogli di via precedentemente emessi a suo carico. Per un’altra giovane borseggiatrice, la giudice ha invece disposto l’allontanamento da Venezia, ritenendo comunque elevato il rischio di recidiva.
Complessivamente, sei persone sono finite in carcere, mentre per le altre la GIP ha disposto divieti di dimora e misure di allontanamento. Tutte le richieste formulate dalla Procura sono state accolte, con il riconoscimento della gravità e sistematicità del fenomeno dei borseggi in laguna.
L’esecuzione delle misure non è però semplice: molti indagati si sono già allontanati dalla città, dopo aver ricevuto l’invito all’interrogatorio preventivo introdotto dalla riforma Nordio, che impone di sentire gli indagati prima dell’eventuale emissione della misura cautelare.
L’inchiesta, avviata nel 2023 e condotta dai Carabinieri in collaborazione con le altre forze dell’ordine, ha ricostruito un vasto circuito di furti con destrezza e rapine, con circa 60 capi d’imputazione e 35 indagati complessivi.
A finire sotto la lente, in particolare, i borseggiatori “trasfertisti”, provenienti soprattutto da Croazia e Bosnia, che soggiornavano a Mestre in alberghi economici prima di raggiungere Venezia per colpire i turisti tra calli, vaporetti e treni in arrivo alla stazione di Santa Lucia. Le modalità operative erano quelle ormai note: l’accerchiamento di visitatori distratti, il furto di borse e portafogli di lusso nei luoghi più affollati e, in alcuni casi, colpi messi a segno anche sui mezzi pubblici.
Nel corso delle indagini sono emersi anche episodi di riciclaggio e utilizzo illecito di carte di credito, con prelievi agli sportelli bancomat e operazioni nei money exchange del centro storico. Gli investigatori hanno inoltre tracciato gli spostamenti dei gruppi, individuando una rete di appoggi e punti di riferimento, tra cui l’ex tabaccheria di San Salvador — già coinvolta in un procedimento parallelo conclusosi lo scorso luglio con patteggiamenti.
L’obiettivo della Procura è ora quello di passare dal contrasto dei singoli episodi a un’azione coordinata contro l’intero sistema dei borseggi che, soprattutto durante l’alta stagione turistica, mina la sicurezza e l’immagine di Venezia.
©2024 CHIOGGIA NOTIZIE - P. Iva 01463600294 - Tutti i diritti riservati.
Email: redazione@chioggianotizie.it | Credits: www.colorser.it