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L’INDAGINE

Spaccio, sparisce il fascicolo su 38

Clamoroso intoppo burocratico salta il procedimento giudiziario contro i narcotrafficanti

Spaccio, sparisce il fascicolo su 38

Clamoroso intoppo burocratico salta il procedimento giudiziario contro i narcotrafficanti

CHIOGGIA - Un clamoroso intoppo burocratico ha mandato in stallo il procedimento giudiziario contro 38 persone coinvolte in una vasta indagine sul narcotraffico tra Chioggia e il Padovano. Il motivo?

Un fascicolo d’indagine è misteriosamente sparito, impedendo alle difese di accedere agli atti.

La conseguenza è stata inevitabile: l’udienza preliminare prevista per ieri, durante la quale si sarebbe dovuto decidere su patteggiamenti, riti abbreviati e rinvii a giudizio per reati risalenti al biennio 2019-2020, è stata annullata.

Il giudice Alberto Scaramuzza ha accolto il ricorso dell’avvocato Mauro Serpico, che ha evidenziato la mancanza del fascicolo. Gli atti sono stati rimandati alla Procura, incaricata ora di ricostruire la documentazione mancante. Il pubblico ministero Giovanni Zorzi, subentrato a un collega trasferito, dovrà collaborare con investigatori e uffici per rimettere insieme il puzzle. Solo dopo, le parti potranno finalmente consultare gli atti, con inevitabili ritardi e aggravio di lavoro per gli uffici già sotto pressione. Secondo Serpico, servirà almeno un anno per rimettere in moto il processo. Nel frattempo, alcune posizioni minori rischiano la prescrizione.

L’inchiesta, battezzata “tsunami” da carabinieri e finanzieri sotto la regia della Procura di Venezia, aveva già portato nel 2022 a 23 arresti per traffico di droga dal valore di milioni di euro. La prima fase, relativa agli anni 2016-2018, aveva svelato un sistema di occultamento della cocaina in scarpe, auto da rottamare, garage e magazzini portuali, con sequestri di contanti per oltre mezzo milione di euro.

Da quel primo filone è nata una seconda tranche investigativa, che ha coinvolto nuovamente i principali indagati: tra loro i padovani Roberto Lazzaretto e Stefano Lazzaro, gli sloveni Andraz e Gasper Urbanc, e l’albanese Elis Taullahu. Secondo l’accusa, avrebbero ceduto almeno 23 chili di cocaina a Marco di Bella e Raffaele D’Ambrosio, che a loro volta l’avrebbero distribuita agli spacciatori locali. Le condanne del primo “Tsunami” sono ormai definitive. Il secondo filone, privo di misure cautelari, ha ampliato il numero degli indagati, includendo anche figure minori. Una volta ricostruito il fascicolo, le richieste di rinvio a giudizio saranno nuovamente notificate. Solo allora, il processo potrà riprendere il suo corso.

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