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CAVARZERE

I nostri cieli tra scienza e mito

All'università popolare l’incontro con il professor Giuliano Balestra

I nostri cieli tra scienza e mito

Una riflessione sulla differenza tra ciò che può essere dimostrato e ciò che resta credenza

CAVARZERE - Astronomia e astrologia: tra scienza e mito. Questo il tema al centro della lezione del 18 novembre dell'università popolare di Cavarzere che ha visto come speciale relatore un ironico e divertente professor Giuliano Balestra. Con il suo stile colloquiale e mai banale, Balestra ha invitato subito a riflettere sulla differenza tra ciò che può essere dimostrato scientificamente e ciò che, invece, resta nell'ambito della credenza: l'astrologia. Il professore ha aperto la sua lezione con una premessa chiara: nonostante le radici comuni tra astronomia e astrologia nell'antichità, oggi queste due discipline seguono strade profondamente diverse.

L'astronomia studia i corpi celesti, i loro movimenti, la loro composizione e l'interazione con l'universo circostante, basandosi su dati osservabili e misurabili. L'astrologia, al contrario, parte da presupposti accettati a priori, cercando di trarre deduzioni sul destino umano senza alcuna verifica scientifica. Balestra ha guidato i presenti attraverso la storia dell'osservazione celeste: dalle prime meraviglie dei popoli primitivi di fronte a meteore e comete, alle documentazioni cinesi di supernove nel X secolo, fino ai concetti moderni di stelle, buchi neri e distanze astronomiche.

Con precisione, il professore ha spiegato che il sole dista dalla terra 150 milioni di chilometri, la luna 400mila chilometri, mentre la stella più vicina, Proxima Centauri, si trova a quattro anni luce di distanza, ossia circa 36mila miliardi di chilometri. Distanze enormi che, secondo Balestra, rendono improbabile qualsiasi influenza diretta degli astri sugli eventi umani.

Il professore ha dedicato ampio spazio alla fascia dello zodiaco e alle costellazioni, chiarendo come queste siano raggruppamenti convenzionali di stelle, creati per facilitare l'orientamento e la misurazione astronomica. Ogni costellazione, ha osservato Balestra, ha dimensioni diverse e non esistono confini fisici tra le stelle; ciò che vediamo nel cielo è una proiezione, una "pareidolia" naturale (la tendenza a riconoscere forme familiari) che stimola la fantasia e l'immaginazione umana.

Esemplare in questo senso è la costellazione di Orione, facilmente individuabile per le tre stelle allineate che formano il cosiddetto cinturone, o il Grande Carro, le cui stelle, pur essendo a centinaia di milioni di anni luce di distanza, ci appaiono vicine grazie alla prospettiva. Punto centrale della lezione è stato il moto della terra e i suoi effetti sull'osservazione delle stelle. Balestra ha spiegato la rotazione terrestre attorno al proprio asse, inclinato di circa 27 gradi, e la rivoluzione intorno al Sole in 365 giorni, descrivendo la fascia dello zodiaco come il percorso apparente del sole lungo l'eclittica. Illustrando l'equatore celeste e i punti di intersezione con l'eclittica, il professore ha introdotto i concetti di equinozio di primavera e autunno, evidenziando come la precessione terrestre, un lento movimento dell'asse di rotazione, abbia modificato nel tempo la posizione delle costellazioni zodiacali rispetto alla terra.

Balestra ha sottolineato anche le discrepanze tra il calendario astrologico e i dati astronomici reali: la fascia zodiacale è composta da tredici costellazioni e non dodici, e ciascuna ha un'estensione variabile, che determina il tempo effettivo di permanenza del sole all'interno di ciascuna. Così, ad esempio, la costellazione della Vergine ospita il sole per 44 giorni, mentre lo Scorpione ne contiene solo sei, contraddicendo le convenzioni astrologiche tradizionali.

La lezione si è conclusa con una riflessione sulla natura stessa delle costellazioni, frutto della nostra fantasia e di una convenzione pratica per orientarsi nel cielo notturno. Balestra ha ricordato che ogni osservazione dipende non solo dalla luminosità intrinseca delle stelle, ma anche dalla loro distanza, rendendo impossibile attribuire loro alcun effetto sugli eventi umani. "L'oroscopo – ha affermato – non avrà alcuna influenza sulla vostra vita. Non è merito né colpa degli astri se le cose vanno bene o male".

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