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LA RICERCA
24.11.2025 - 06:38
CHIOGGIA - La storia della Sicilia, ricostruita con una precisione senza precedenti, attraverso lo studio del Dna mitocondriale, anche grazie a un giovane ricercatore chioggiotto dell’università di Ferrara: Rajiv Boscolo Agostini. I risultati delle ricerche sono stati pubblicati in questi giorni e sono frutto di una collaborazione tra l’università di Ferrara, dove Boscolo lavora, e l’università di Pavia, ma che si avvalso anche di altre prestigiose collaborazioni con ricercatori di Perugia, Palermo, Siena e Firenze.
I ricercatori coinvolti hanno da poco pubblicato un articolo su Science Advances spiegando di aver ricostruito, per la prima volta, in modo completo la storia genetica dell’isola negli ultimi 15.000 anni dal punto di vista femminile, analizzando oltre 350 genomi mitocondriali, di cui 116 antichi provenienti da 16 siti archeologici dell’isola e 236 moderni raccolti in tutte le province. A guidare la ricerca Silvia Ghirotto, professoressa del Dipartimento di Scienze della vita e biotecnologie a capo del gruppo di Genomica Evolutiva Umana e Paleogenomica dell’Università di Ferrara, e il Professore Alessandro Achilli dell’Università di Pavia.
“Il Dna mitocondriale – spiega Ghirotto - che si trasmette esclusivamente per via materna, ci ha permesso di seguire nel tempo le linee genetiche femminili e di individuare un momento cruciale della storia: una netta discontinuità tra il Mesolitico e il Neolitico, circa 8 mila anni fa, quando i gruppi di cacciatori-raccoglitori furono in parte sostituiti dai primi agricoltori arrivati dal Mediterraneo e dall’Europa continentale”. “Questo è il primo caso in cui la trasmissione genetica mitocondriale è stata ricostruita in modo inequivocabile in un contesto geografico e associata a due linee che rivelano un complesso schema migratorio. Mentre le linee dei cacciatori-raccoglitori che popolavano la Sicilia nel Mesolitico provenivano da tre diverse aree di rifugio - la penisola italiana, i Balcani e l'Ucraina - i sotto-rami neolitici sono probabilmente arrivati attraverso il Mar Mediterraneo e dall'entroterra europeo” aggiunge Achilli.
Una ricerca che ha cambiato completamente quanto asserito da altre ricerche: “Successivamente - continua Ghirotto - il pool genetico mitocondriale è rimasto sostanzialmente invariato dal Neolitico fino ai giorni nostri, in contrasto con le ipotesi di discontinuità genetica proposte da precedenti lavori. L'ampia variabilità mitocondriale e l’assenza di una significativa differenziazione genetica tra le popolazioni attuali delle varie aree geografiche dell'isola sono ulteriori testimonianze di un'intricata storia evolutiva e di continui flussi migratori provenienti da diverse regioni dell'Eurasia occidentale e dall'Africa”. Insomma, la Sicilia rappresenta un caso di studio unico: da almeno 15.000 anni è un ponte tra Europa e Africa al centro del Mediterraneo, un crocevia in cui le migrazioni hanno arricchito la diversità genetica dell’isola e la scoperta ha anche il marchio di un ricercatore chioggiotto.
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