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28.11.2025 - 12:30
VENEZIA - La partecipazione elettorale in Italia continua a scendere, e dietro il calo si nasconde un fenomeno spesso trascurato: l’invecchiamento della popolazione. Se per quasi trent’anni, dal 1948 al 1976, la percentuale di votanti nel nostro Paese si è mantenuta stabile tra il 92 e il 94%, e fino al 2008 restava sopra l’80%, negli ultimi anni il crollo è stato verticale. Alle elezioni politiche del 2022 ha votato appena il 63,9% degli aventi diritto, alle europee del 2024 il 49,7%, e nelle ultime regionali del Lazio si è toccato il minimo storico del 37,2%. Altre elezioni regionali del 2025 hanno confermato la tendenza: dal 41,7% della Puglia al 50% delle Marche.
Le analisi più accreditate individuano nella disaffezione e nel disinteresse verso la politica la principale motivazione della fuga dalle urne, aggravata dall’aumentata mobilità dei cittadini, spesso lontani dai propri seggi elettorali nei giorni delle votazioni. Ma dietro la rinuncia al voto c’è anche un fattore meno evidente ma altrettanto significativo: la composizione demografica della popolazione. L’Italia invecchia, il numero dei disabili cresce e la loro incidenza tra i non votanti diventa sempre più rilevante. In sostanza, accanto a chi sceglie di non votare, esiste chi non può proprio farlo.
A delineare il quadro è l’Ufficio comunicazione dell’Unsic, sindacato datoriale presente in tutta Italia e membro del Cnel, sulla base di dati Istat, Inps, Inail e Censis. “Il primo dato da considerare è l’invecchiamento crescente della popolazione italiana – spiega Giampiero Castellotti, responsabile comunicazione Unsic –. L’indice di vecchiaia dal 2002 ad oggi è passato da 131,7 a 207,6. L’età media è salita da 41,9 a 46,8 anni, nonostante l’effetto riduttivo dell’immigrazione. Gli ultrasessantacinquenni, che nel 2002 rappresentavano il 18,7% della popolazione, oggi sono il 24,7% e costituiscono il 30% dell’intero corpo elettorale”.
Il Veneto è una cartina di tornasole di questo fenomeno. La percentuale di ultra65enni è salita dal 18,3 al 24,9%, con un picco del 28,6% nella provincia di Rovigo, mentre Verona rimane la più “giovane” con il 23,6%. L’età media regionale è passata da 42,3 a 47,1 anni, con Rovigo (49,5), Belluno (49,1) e Venezia (48,2) ai vertici e Verona (46,2), Vicenza (46,5) e Treviso (46,6) nelle posizioni più basse; Padova si colloca nella media regionale.
L’invecchiamento si accompagna a un aumento costante del tasso di disabilità, che colpisce prevalentemente la fascia più anziana. In Veneto si contano circa 235mila cittadini con limitazioni gravi. “I dati Inps acquisiti dal nostro patronato Enasc indicano che le prestazioni per disabili sono raddoppiate dal 2002 al 2025, passando da 1,7 a 3,4 milioni, di cui 2,5 milioni di invalidi civili e 630mila parziali – spiega Domenico Mamone, presidente Unsic –. L’Istat certifica quasi tre milioni di cittadini con limitazioni gravi e quasi nove milioni e mezzo con limitazioni non gravi. A questi vanno aggiunte le indisposizioni temporanee. Escludendo i minori di 18 anni, circa il 4-5% dell’elettorato è fisiologicamente impossibilitato a votare, pur potendo in alcuni casi usufruire di supporti sociali, e questa percentuale crescerà con l’invecchiamento della popolazione”.
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