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Economia
13.12.2025 - 20:59
Dazi, tensioni geopolitiche e crisi dei mercati internazionali hanno fiaccato le esportazioni venete. La Cgia di Mestre calcola che nei primi 9 mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, le vendite nei mercati esteri dei prodotti veneti sono scesi dello 0,6 per cento, contro una media nazionale del +3,6%. Assieme al Trentino Alto Adige e alla Valle d'Aosta siamo le uniche regioni del Nord che hanno subito una contrazione negativa. Nel caso veneto la riduzione è stata pari a 360 milioni di euro. Alla fine dello scorso settembre, lo stock complessivo delle nostre esportazioni nel mondo è sceso a 59,3 miliardi di euro.
Se a livello provinciale Verona e Padova hanno potuto registrare un incremento rispettivamente dell’1,9% e dell’1,4%, le situazioni più critiche, invece, si sono registrate a Rovigo con il -4,1% e a Venezia con il -10,2%. Se a livello regionale le nostre esportazioni nel mondo sono scese dello 0,6%, molto più pesante è stata la contrazione registrata verso il mercato Usa. Sempre tra gennaio e settembre 2025 rispetto allo stesso arco temporale del 2024, la flessione è stata addirittura del 5,9%. Insomma, l’introduzione dei dazi ha pesantemente ostacolato le nostre esportazioni verso gli Usa che, in termini assoluti, sono diminuite di 317 milioni di euro.
Se Padova (+9,5%) e Rovigo (+2,7%) hanno accresciuto le quote di mercato negli States, Verona (-6,2%), Treviso (-6,9%) e in particolare Belluno (-35,1%) sono crollate. I prodotti che hanno un peso relativo importante nell’economia della nostra regione e che hanno subito le riduzioni di vendita più importanti sono, in particolare, gli apparecchi per uso domestico (-44,5%), l’occhialeria (-29,4%), le macchine agricole (-28,4%), gli altri prodotti in metallo (-20,4%), i mobili (-16,1%) e la gioielleria (-9%). In altre parole, le politiche protezionistiche messe in atto dalla scorsa estate dagli Stati Uniti rischiano di condizionare nel medio-lungo periodo il commercio estero di tutto il Veneto, sia per gli effetti diretti (mancate esportazioni), sia per quelli indiretti (riduzione margine di profitto delle imprese che continueranno a vendere nel mercato Usa, trasferimento delle imprese o di una parte delle produzioni verso gli Usa, il trade diversion).
Oltre a queste due fattispecie non va sottovalutata anche quella congiunturale (legata alla svalutazione del dollaro nei confronti dell’euro). Dall’inizio di quest’anno il dollaro si è deprezzato nei confronti dell’euro di 12 punti percentuali. Insomma, dazi, crisi internazionali e svalutazione del dollaro hanno frenato l’export del Veneto. Ma per la Cgia è prematuro formulare valutazioni definitive su questo fenomeno; anche se i primi dati statistici a disposizione fotografano una situazione a tinte molto fosche che va monitorata attentamente.
Nei primi nove mesi dell’anno l’export del Veneto è in controtendenza rispetto al dato nazionale. I dazi introdotti dall’amministrazione Trump, i venti di guerra che soffiano in Europa e le difficoltà del commercio mondiale hanno frenato - più che nel resto d’Italia - le nostre vendite all'estero. E tuttavia i nostri manufatti sono di alta gamma e i produttori di queste eccellenze possono superare questa fase di difficoltà perché non chiedono aiuti, sussidi o contributi, ma un fisco più equo, infrastrutture pubbliche più efficienti e una burocrazia meno fastidiosa. Insomma, un sistema Paese più efficiente.
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