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Il lavoro non basta più: salari bassi e precarietà colpiscono soprattutto le donne

La denuncia di Monica Sambo

Il lavoro non basta più: salari bassi e precarietà colpiscono soprattutto le donne

VENEZIA -  A Venezia il lavoro non basta più a vivere. Molte donne, impiegate soprattutto nei settori del turismo e del terziario, percepiscono salari inferiori ai 15.000 euro lordi all’anno, costrette a fare i conti con contratti precari, stagionalità e forme di lavoro povero. Lo denuncia il consigliere regionale Monica Sambo, sottolineando come sotto i 9 euro l’oranon è lavoro, è sfruttamento” e ribadendo l’urgenza di introdurre un salario minimo come soglia di dignità anche in Veneto.

Secondo Sambo, questa condizione di precarietà è aggravata dalla carenza di servizi pubblici essenziali. In Veneto meno del 15% dei bambini ha accesso a un asilo nido pubblico, e la mancanza di servizi ricade soprattutto sulle donne, costrette a ridurre l’orario di lavoro o a interrompere la carriera per occuparsi della famiglia. “Investire e garantire servizi alle famiglie significa garantire indipendenza economica alle donne – spiega il Consigliere – e l’indipendenza economica è una condizione di libertà, perché la dipendenza economica dall’uomo può creare situazioni di ricatto, vulnerabilità e persino violenza”.

La carenza di lavoro dignitoso e di servizi, insieme all’emergenza abitativa, ha effetti diretti sulla città: gli affitti brevi fuori controllo e la mancanza di politiche per la casa stanno svuotando Venezia dei suoi residenti. “La piaga della violenza sulle donne e dei femminicidi – aggiunge Sambo – si combatte con nuove leggi, con una vera educazione affettiva nelle scuole, ma anche con servizi alle famiglie e per le donne. Chi lavora a Venezia non riesce più a viverci”.

Il Consigliere regionale denuncia inoltre che Venezia, pur essendo tornata a contare in Consiglio regionale dopo trent’anni, è stata lasciata ai margini. Nessuna delega sulla Legge Speciale per Venezia e nessuna su Porto Marghera sono state affidate, strumenti fondamentali per il lavoro, l’ambiente e il futuro industriale della città e dell’intero Veneto.

Monica Sambo conclude sottolineando la necessità di un cambio di passo: “Venezia non può essere ridotta a vetrina turistica. Va riconosciuta la sua specialità e rimessa al centro delle politiche regionali. Ripartire dal lavoro dignitoso, dal salario minimo, dai servizi e dall’autonomia delle donne significa costruire un futuro possibile per Venezia e per tutto il Veneto”.

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