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20.12.2025 - 16:52
VENEZIA - Il Veneto continua a distinguersi per la forte presenza delle donne nel mercato del lavoro, ma resta ancora indietro quando si tratta di imprenditoria femminile. Nel 2024 il tasso di occupazione femminile nella regione si è attestato al 62,3%, superato solo da Toscana (63,7%) ed Emilia Romagna (63,2%), secondo i dati dell’Ufficio studi della CGIA.
Tuttavia, se si guarda al numero di imprese guidate da donne, il Veneto conta 86.972 attività, ma l’incidenza sul totale regionale è solo del 20,8%, collocando la regione nella parte bassa della classifica nazionale. In altre parole, molte donne lavorano, ma poche fanno impresa.
Nonostante ciò, le imprenditrici venete giocano un ruolo fondamentale nel sistema economico regionale, contribuendo alla crescita e alla qualità complessiva delle aziende. Studi indicano inoltre che le donne tendono a impiegare più altre donne, generando effetti positivi sull’occupazione femminile e riducendo le disuguaglianze di genere.
Secondo gli esperti, l’imprenditoria femminile non è solo una questione di equità, ma rappresenta un fattore di crescita e innovazione. In un contesto di stagnazione demografica e transizione tecnologica, colmare il gap di genere nel mondo imprenditoriale potrebbe tradursi in un aumento significativo del PIL, grazie a una migliore allocazione del capitale umano e alla diversificazione del tessuto produttivo.
Le imprese guidate da donne tendono inoltre ad adottare modelli di governance più inclusivi, con maggiore attenzione alla sostenibilità e all’innovazione organizzativa. Questi tratti derivano da percorsi professionali complessi che richiedono capacità trasversali e strategie adattive, fondamentali in un’economia basata su servizi avanzati e conoscenza.
L’imprenditoria femminile è particolarmente presente in settori ad alto valore sociale, come sanità, istruzione, welfare e servizi alla persona. Rafforzare queste imprese significa investire in comparti centrali per la coesione sociale e la produttività, spesso trascurati dalle politiche industriali tradizionali.
Le imprenditrici incontrano però ostacoli sistemici: difficoltà di accesso al credito, minore disponibilità di capitale di rischio, reti professionali più deboli e un carico maggiore di lavoro di cura. Queste barriere producono imprese mediamente più piccole e meno capitalizzate, non per limiti di competenza, ma per condizioni di partenza asimmetriche.
Secondo gli esperti, servono politiche pubbliche strutturali, con incentivi mirati, strumenti finanziari dedicati, servizi di accompagnamento e politiche per la conciliazione lavoro-vita privata. Non misure “per le donne”, ma interventi pro-crescita per l’intero sistema economico.
A livello provinciale, Rovigo guida la classifica per incidenza di imprese femminili sul totale (23,4%), seguita da Belluno (21,3%) e Verona (21,1%). In termini di numero assoluto di imprese, la leadership spetta invece a Padova con 17.618 attività, seguita da Verona (17.322) e Treviso (15.787).
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