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27.12.2025 - 14:37
VENEZIA - Il Veneto si conferma leader tra le grandi regioni del Nord Italia per la diffusione del commercio elettronico. Nel 2024, infatti, 2.242.000 veneti, pari al 46,2% dei residenti, hanno effettuato almeno un acquisto di beni o servizi tramite piattaforme online, generando un giro d’affari stimato tra i 7,5 e gli 8 miliardi di euro. Nonostante la crescita sostenuta dell’e-commerce, che negli ultimi anni ha superato di gran lunga quella dei piccoli negozi di vicinato, i dati più recenti indicano che circa il 90% delle vendite al dettaglio di prodotti continua a transitare attraverso le attività commerciali fisiche, sottolineando il ruolo centrale del commercio tradizionale nel tessuto urbano e nell’economia locale.
Secondo l’Ufficio studi della CGIA, l’e-commerce si sta consolidando come fenomeno strutturale, ma non è destinato a soppiantare i negozi fisici, che mantengono la quota predominante delle vendite e restano cruciali nelle abitudini dei consumatori. Esperienze internazionali dimostrano come, nei Paesi con una regolazione debole e una pressione fiscale elevata, le vendite online crescano più rapidamente, mentre in contesti con un tessuto commerciale urbano forte e politiche di sostegno mirate, i negozi di vicinato resistono meglio.
A livello nazionale, la Provincia Autonoma di Trento registra la percentuale più alta di residenti che ricorrono all’e-commerce, con il 49,2% dei cittadini coinvolti, seguita dalla Valle d’Aosta (47,2%), dalla Toscana (47%) e dal Friuli Venezia Giulia (46,4%). La Calabria chiude la graduatoria con il 27,6%. Tra i settori con maggiore penetrazione dell’online figurano abbigliamento, scarpe e accessori (23,2%), articoli per la casa, mobili e giardinaggio (13,7%), film e serie in streaming (13,4%), servizi di trasporto (11,4%) e prodotti cosmetici (9,5%).
I vantaggi dell’e-commerce sono evidenti: acquisti rapidi, possibilità di confrontare i prezzi, accesso a informazioni dettagliate sui prodotti e servizi disponibili 24 ore su 24, con consegne rapide e politiche di reso flessibili. Tuttavia, i grandi operatori globali penalizzano i piccoli negozianti, grazie a piattaforme centralizzate, economie di scala e tassazione in Paesi a fiscalità vantaggiosa.
Secondo la CGIA, per sostenere i negozi di vicinato occorre non una difesa nostalgica del commercio fisico, ma misure strutturali: regole fiscali eque sulle vendite digitali, politiche urbanistiche e fiscali che riducano i costi di affitto e tasse locali, strumenti di trasformazione digitale per le piccole attività e investimenti mirati nei centri storici e nei quartieri. I negozi tradizionali non solo creano lavoro e circoli di spesa locali, ma favoriscono la socialità, offrono servizi personalizzati e contribuiscono all’attrattività e alla sicurezza delle città.
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