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AMBIENTE
29.12.2025 - 11:31
CHIOGGIA –Quattro svassi avvolti dal gasolio, uno già morto, recuperati tra le acque della laguna: è da questa scena che riemerge, con forza, l’allarme ambientale a Chioggia. A tre giorni dall’allerta per una nuova dispersione di carburante, i volontari di Amico Giardiniere hanno individuato e soccorso ieri gli animali in difficoltà, immersi nella sostanza inquinante. L’intervento è stato coordinato dall’ornitologo Pietro Scarpa, che ha mobilitato il centro recupero fauna selvatica, ma il bilancio resta pesante e rilancia accuse e polemiche.
Il nuovo episodio arriva a nove mesi dalla vasta chiazza che aveva colpito il Lusenzo e a due mesi dalla conferenza “Giunta contro Natura”, organizzata da Amico Giardiniere insieme a Verde Europa. Nonostante le promesse e le denunce pubbliche, secondo gli ambientalisti lo scenario si ripete identico. «Ancora una volta le autorità restano a guardare e a farsi i selfie dalla riva», attaccano, sottolineando come anche in questa occasione gli interventi siano risultati inefficaci.

Nel mirino finiscono soprattutto le procedure di contenimento e, in particolare, di aspirazione del gasolio disperso. «Come abbiamo denunciato due mesi fa – affermano – queste operazioni sono quasi nulle, ridotte al minimo indispensabile, giusto il necessario per potersi fare una fotografia con il nostro caro signor sindaco». Da qui l’affondo diretto sull’assessore all’Ambiente, la cui assenza viene apertamente contestata. «Dov’è finita? Secondo noi farebbe bene a restituire la delega, tanto non segue nessun tema ambientale e lavora solo per mantenere la sua traballante reputazione quando viene chiamata in causa dai mezzi di informazione».
Durante la conferenza “Giunta contro Natura”, ricordano gli organizzatori, era stato dimostrato come le procedure adottate al Porto di Marghera e nella città di Venezia in caso di fuoriuscite di carburanti o dispersione di rifiuti in acqua siano «completamente diverse e migliori» rispetto a quelle in uso a Chioggia. A Marghera e Venezia, spiegano, intervengono rispettivamente la Guardia ai Fuochi e la Capitaneria di Porto con modalità più efficaci, mentre Chioggia, «che è tutta un porto», continua a rimanere indietro. La domanda resta aperta: perché, a nove mesi dal disastro di marzo, la catena dell’allarme e dell’intervento non è stata ancora migliorata?
In queste ore il sindaco ha ringraziato la Darsena Mosella per aver messo a disposizione le panne necessarie ad arginare la macchia di gasolio. Un ringraziamento che anche gli ambientalisti riconoscono, ma che non basta. «Vorremmo che gli enti preposti non dovessero ricorrere alla generosità dei privati per fare il loro dovere», spiegano. Se a Chioggia mancano competenze e mezzi, la soluzione indicata è netta: «Il sindaco dovrebbe telefonare a Venezia e umilmente chiedere che ci mandino qualche tecnico e tutta l’attrezzatura necessaria».

Secondo Amico Giardiniere, infatti, non è sufficiente arginare con le panne. Senza l’aspirazione del gasolio, il carburante filtra, supera le barriere e continua a disperdersi in laguna, aggravando l’impatto ambientale e mettendo a rischio la fauna, come dimostrano gli svassi trovati in difficoltà.
L’ultimo nodo riguarda le indagini. Gli ambientalisti auspicano che questa volta vengano svolte realmente e che non si ripeta quanto accaduto dopo lo sversamento di marzo, quando i risultati delle analisi ARPAV non furono diffusi integralmente. Analisi che, sostengono, il sindaco conosceva ma che non vennero pubblicate ufficialmente, al contrario di quanto fatto dagli organizzatori durante la conferenza. «Abbiamo la netta impressione – concludono – che quando i danni ambientali li provoca qualcuno di un certo settore produttivo della città non si arrivi mai a capo di nulla».
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