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Tegnùe, parte l’iter per l’Unesco

Se tutto dovesse andare per il meglio potrebbero essere il primo sito marino riconosciuto

Tegnùe, parte l’iter per l’Unesco

CHIOGGIA – Tegnùe: si va avanti per il riconoscimento dell’Unesco, sono infatti stati incaricati i professionisti che seguiranno la procedura e che si sono già incontrati con il presidente dell’associazione “Tegnùe” di Chioggia Piero Mescalchin. Se tutto andrà per il meglio saranno il primo sito marino riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Un primo incontro c’è già stato e ha coinvolto, oltre allo stesso Mescalchin, anche i tecnici comunali e i professionisti a cui è stato affidato tutto l’iter. Una procedura tutt’altro che semplice, avviata qualche mese fa, dopo l’assegnazione ufficiale dell’oasi biologica marina al Comune e su cui crede anche la Regione che ha stanziato 20mila euro.

Un progetto che Mescalchin portava avanti già dal 2010, anno in cui aveva organizzato, nella sede Unesco di palazzo Zorzi, un convegno nel quale vennero presentate le Tegnùe lanciando l’idea di una protezione mondiale del sito. Il tutto davanti a relatori illustri come Giuliano Bellieni, ordinario dell’istituto di Geoscienze del Cnr, Gianluca Franceschini, biologo dell’Ispra e la docente associata di petrografia del sedimentario al dipartimenti di Geoscienze di Padova Cristina Stefani. “Le mie idee non sono cambiate – spiega Piero Mescalchin – come ero convinto allora, sono convinto anche adesso. Nel 2010 avevamo addirittura presentato un dossier che era stato spedito a Roma. Ora il Comune ha affidato l’incarico di ottenere il riconoscimento a dei professionisti che ho già personalmente incontrato. Insomma, quella che sembrava un’utopia sta diventando realtà e noi siamo a completa disposizione per sostenere e appoggiare questo lungo percorso. Se venisse portato a termine le Tegnùe sarebbero il primo sito marino ad ottenere il riconoscimento di patrimonio dell’Umanità”.

Un sito, quello al largo di Chioggia, che già in passato ha ottenuto diversi riconoscimenti, come quello di zona di tutela biologica nell’agosto del 2002, di sito di interesse comunitario nel 2011 e di zona speciale di conservazione nel 2019. La sua gestione, dall’aprile 2023, è stata affidata al Comune assieme a Ispra, Cnr, Arpav e Università di Padova.

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