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06.09.2024 - 15:50
CHIOGGIA - Il settore della pesca in Italia sta attraversando una crisi significativa, con un drastico calo degli addetti, passati da 40mila nel 2005 a meno di 17mila oggi, e con un'età media che supera i 55 anni. La mancanza di ricambio generazionale e la crescente insostenibilità economica del comparto sono tra le principali preoccupazioni sollevate durante il dibattito sul futuro della pesca. Tra i temi emersi, la necessità di rendere la pesca un settore più attraente per i giovani attraverso politiche che includano aumenti salariali, ammortizzatori sociali garantiti, soprattutto durante i periodi di fermo pesca, maggiore sicurezza sul lavoro e tutele adeguate. C'è anche grande attesa per le nomine a livello europeo e per l'istituzione di una commissione dedicata esclusivamente alla pesca, in grado di analizzare le problematiche reali e redigere un piano d'azione efficace. Le conclusioni sono state affidate al Segretario generale Fai-Cisl nazionale Onofrio Rota: “La pesca, oggi, ha un futuro? - questa è la domanda dalla quale è partito Rota che ha proseguito –. Di fronte a un profondo cambiamento demografico, ambientale, climatico e sociale non possiamo non affrontare il tema della tradizione di un comparto storico per il nostro Paese, che però non è più sostenibile economicamente. Diversificare le attività sarà necessario per sopravvivere in questo settore complesso, che subisce l’aumento dei costi di produzione, caratterizzato da una professione faticosa e usurante, spesso non tutelata. Se vogliamo davvero rilanciare il settore, dobbiamo contribuire tutti, ciascuno per le proprie competenze, a portare nei tavoli istituzionali le richieste che arrivano dai lavoratori e dalle aziende, per non perdere il valore aggiunto di una eccellenza che, ancora oggi, contraddistingue il made in Italy agroalimentare”.
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