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IL CASO

Ex convento, scontro sulla petizione

Il primo cittadino definisce inutile la raccolta firme per trasformarlo in polo universitario

Ex convento, scontro sulla petizione

CHIOGGIA – Ex Convento di Santa Carina: esplode la polemica suisocial tra il sindaco Mauro Armelao e la consigliera del Pd Barbara Penzo che ha avviato, attraverso la piattaforma change.org, una raccolta firme per trasformare l’area in polo universitario. Il sindaco, intervenendo all’inaugurazione del corso di laurea in scienze infermieristiche nel padiglione dell’Aspo, avvenuta qualche giorno fa, aveva bollato come inutile la raccolta firme dato che già è un progetto programmato dall’amministrazione comunale. “Frottole – replica sul proprio profilo Facebook l’esponente Dem Barbara Penzo – quando il sindaco dice che già nel 2022 era stato il primo a formulare il pensiero di un’acquisizione dell’ex Convento Santa Caterina per un possibile progetto di ampliamento formativo culturale in collaborazione con UniPd non racconta la verità. Con la precedente amministrazione l’11 maggio 2021 è stato approvato con 13 voti favorevoli e 2 astenuti un ordine gel giorno che la sottoscritta aveva presentato e discusso affinché si partecipasse all’asta acquisendo il bene per poi co progettare, insieme all’università di Padova, un possibile e lungimirante Ateneo a Chioggia. La precedente amministrazione stava per avanzare la propria offerta quando l'asta è stata annullata e rinviata per due anni, dal momento che l'eccessivo ribasso della base aveva solleticato l'appetito di nuovi speculatori edilizi. A partire da questo si è così costruito un dialogo con l’Università di Padova che ha portato l’Università stessa a presentare una manifestazione di interesse nel 2022 alla quale il sindaco Mauro Armelao non ha mai risposto, come non ha mai risposto alla richiesta di rinnovare la convenzione tra Comune e Università scaduta da oltre un anno”. La consigliera Dem Penzo critica anche l’atteggiamento avuto dal primo cittadino sulla riqualificazione e messa in sicurezza di palazzo Grassi, utilizzato proprio dall’università di Padova: “Si è mosso – conclude la consigliera – solo dopo che noi siamo intervenuti sulla stampa locale e solo perché l’università se ne fa carico. Inoltre la petizione nasce dalla volontà di coinvolgere la comunità tutta e di renderla partecipe perché il valore aggiunto nelle scelte importanti è il pensiero collettivo e la responsabilità condivisa. Concetti che, purtroppo, sono estranei al nostro primo cittadino”.

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