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La crisi energetica
27.08.2022 - 15:48
ROMA - Il Governo sta lavorando a una serie di proposte con lo scopo di ridurre al massimo il consumo energetico. Si sta pensando, in particolare, di ridurre di due settimane il periodo nel quale è possibile tenere acceso il riscaldamento.
C’è anche questa tra le ipotesi del governo nel piano per il risparmio energetico per fare fronte all’aumento vertiginoso del prezzo del gas naturale, che ieri ha toccato i 339 euro al Megawattora, e – di conseguenza – di quello dell’energia elettrica. Ancora non è sicuro quante e quali misure verranno adottate. Dipenderà dal livello della gravità della situazione dell'approvvigionamento di gas.
Quel che è certo già da luglio è che la temperatura dei riscaldamenti andrà abbassata di un grado, sia nelle case che negli edifici pubblici, con l’indicazione di ridurre di un’ora il periodo di accensione. Inoltre, rivela il Corriere della Sera, si ragiona se introdurre la settimana corta nelle scuole: da lunedì a venerdì anziché da lunedì a sabato. Il principio alla base degli interventi – come ha spiegato il ministro alla Transizione Ecologia Roberto Cingolani – è cercare di preservare il più possibile le attività industriali, che non dovrebbero subire razionamenti per mantenere la produzione a livelli adeguati.
Il periodo in cui possono essere accesi i riscaldamenti è regolamentato per legge, e varia in base alle aree geografiche del Paese. Se nella zona alpina possono essere accesi tutto l’anno, in quella padana si va dal 15 ottobre al 14 aprile, per 14 ore al giorno; in quella appenninica dal 1 novembre al 15 aprile, per 12 ore al giorno. Nella zona adriatica settentrionale, che però include anche Napoli e buona parte della Sardegna il periodo va dal 15 novembre 31 marzo, per un massimo di 10 ore al giorno. Nella zona tirrenica si va dal 1 dicembre al 15 marzo, per 6 ore al giorno, mentre in quella sudorientale dal 1 dicembre al 15 marzo per 6 ore al giorno.
Tutti questi periodi potrebbero essere accorciati, se la situazione diventasse particolarmente grave, di una settimana in entrata e di una in uscita. Inoltre, varrebbe la raccomandazione di rimanere di un’ora entro i limiti consentiti. Come spiega la Repubblica, l’ipotesi viene svelata dalle indicazioni di consumo che l’Acquirente Unico nazionale ha inviato agli operatori, nelle quali non si notano sostanziali differenze tra i consumi previsti a ottobre e quelli del periodo corrente.
Un’altra misura al vaglio è l’introduzione della settimana corta nelle scuole. Se attualmente molte elementari sono già assestate sul periodo lunedì-venerdì, tante scuole medie e superiori continuano a preferire i sei giorni dal lunedì al sabato. L’idea sarebbe di uniformare il sistema per poter tenere i riscaldamenti spenti durante il fine settimana. Quest’ipotesi però appare di non facile attuazione, perché comporterebbe un ulteriore cambiamento a un sistema già sconvolto dalle misure per fronteggiare la pandemia da Covid-19.
Ad ogni modo, sarebbero i Comuni ad avere l’ultima parola, e molti esponenti hanno già espresso il proprio scetticismo. I dubbi principali riguardano la riorganizzazione dell’orario degli studenti, o addirittura un taglio netto che nessuno si augura. Inoltre i trasporti pubblici in certi casi andrebbero riorganizzati di conseguenza.
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