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AMBIENTE
22.06.2023 - 13:08
CHIOGGIA – Il fiume Brenta, che sfocia in mare nel territorio di Chioggia vicino a Isola Verde, gode di buona salute e sta funzionando bene la depurazione delle acque. Lo confermano i dati forniti da Legambiente che parlano di “qualità da preservare ampliando la protezione del fiume e avviando un percorso istitutivo per il parco regionale del fiume Brenta”. Legambiente ha presentato di recente i primi dati a disposizione, che riguardano i batteri fecali: un parametro ricercato per verificare il livello di depurazione delle acque e la presenza di eventuali picchi di inquinamento dovuti a scarichi non autorizzati o sversamenti illegali. Il parametro Escherichia coli è considerato da Arpav come indicatore per valutare l’idoneità microbiologica all’uso irriguo dei corsi d’acqua del Veneto. I dati raccolti con Operazione Fiumi non rilevano particolari criticità riferite alla presenza di Escherichia Coli. Degli 8 punti monitorati da Legambiente sul Brenta, Brentella e Piovego tutti rientrano nel parametro di qualità delle acque indicato da Arpav. Il Brenta è stato monitorato in 6 punti diversi: Bassano del Grappa, Fontaniva, Cadoneghe, Vigonovo, Piove di Sacco e Chioggia. In quest’ultimo caso il valore di Escherichia coli registrato su 100ml è di 203, ben inferiore ai parametri presi come riferimento. Per interrompere la balneazione servono valori attorno ai 500, mentre per interrompere l’irrigazione attorno ai 1000. “I nostri monitoraggi ci restituiscono una fotografia del Brenta in salute sotto il profilo della depurazione delle sue acque - dichiara Francesco Tosato Portavoce di Operazione Fiumi - lecito pertanto essere ottimisti su questo fronte. La buona salute del fiume, inoltre, deve essere da stimolo per attivare quelle azioni necessarie a garantire nel tempo la sua tutela e quella degli ecosistemi naturali ad esso connessi e in tal senso i margini di miglioramento sono ampi: il Parco del Brenta non è mai stato istituito e in generale nella nostra regione le aree protette scarseggiano”. Gran parte del corso d'acqua a nord di Padova rientra nella Zona Speciale di Conservazione e Zona di Protezione Speciale Grave e zone Umide del Brenta della rete natura 2000: all’interno di quest’area sono state individuate più di 70 specie diverse. Queste per Legambiente sono premesse che dovrebbero spingere all'ampliamento delle aree protette lungo il Brenta. In Veneto la percentuale di aree protette si ferma poco oltre il 5%, contro il dato nazionale all’11%, per un totale di 93.377 ettari. Numeri, secondo Legambiente, lontanissimi rispetto agli obiettivi europei che fissano al 30% la superficie di territorio e mare da tutelare entro il 2030.
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