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LA STORIA
16.12.2024 - 11:56
CHIOGGIA - 18 Stati attraversati, più di 10mila chilometri percorsi (ma ammettono di aver perso ormai il conto). Sono i numeri dell'incredibile viaggio di Alessia e Stefano due giovani, rispettivamente di Venezia e Chioggia, che hanno deciso di lasciare il lavoro per intraprendere un percorso che, raccontano, li ha non solo arricchiti ma anche fatto scoprire il lato bello, e spesso dimenticato, dell'umanità.
Partiamo da voi. Quanti anni avete e cosa facevate prima di partire?
Alessia: “Ho 31 anni, sono di Venezia mentre Stefano ha 33 anni ed è di Chioggia. Prima di iniziare questa avventura, eravamo entrambi autisti Actv. Ho lasciato il lavoro nel 2020, e per un periodo ho vissuto in barca a vela e lavorato nel settore nautico. Poi ho conosciuto Stefano. Lui ha lasciato il lavoro a novembre dell’anno scorso”.
Come è nata l’idea di un viaggio così impegnativo?
Stefano: “La nostra idea era raggiungere il punto più lontano possibile senza prendere aerei: inizialmente pensavamo a Singapore. Abbiamo controllato quali stati avremmo dovuto attraversare cercando di evitare di imbatterci in problemi con i visti o problemi politici. Durante il viaggio abbiamo scoperto che, ad esempio, in Cina puoi restare 15 giorni senza visto, e così abbiamo modificato i nostri piani strada facendo”.
Alessia: “Non avevamo mai fatto un viaggio del genere e nemmeno eravamo ciclisti. Così abbiamo iniziato a piccoli passi: prima un breve viaggio da Bolzano a Copenaghen con un tandem, per capire se eravamo pronti fisicamente e mentalmente. Abbiamo scoperto che per affrontare una sfida simile devi adattarti un po’ alla volta”.
Quali sono stati i momenti più difficili del viaggio?
Alessia: Sicuramente attraversare il deserto e raggiungere i 4600 metri di altitudine sono stati tra i momenti più duri. Il caldo, il freddo, la fatica di pedalare ogni giorno… Non eravamo abituati a un simile sforzo fisico! In Mangystau, regione desertica del Kazakistan, abbiamo affrontato temperature di 54 gradi, portando con noi 25 litri d’acqua. Volevamo dormire sotto le stelle, il caldo era insopportabile. Ci sono stati momenti in cui siamo trovati in seria difficoltà”.
Stefano: Anche le prime tappe del viaggio non sono state semplici. Non eravamo ciclisti, non eravamo pronti alla fatica, agli sbalzi climatici, ai dolori muscolari. E’ capitato spesso di montare la tenda a fine giornata, cenare in fretta e poi di crollare esausti”.
Quali sono stati invece i momenti più belli?
Alessia: “La Cappadocia è stata magica. Quando siamo arrivati, pioveva e le mongolfiere non volavano. Siamo rimasti lì per sei giorni aspettando il momento giusto. L’ultima sera abbiamo deciso di provare a campeggiare, poi all’alba la sorpresa... Quando finalmente abbiamo visto decine di mongolfiere alzarsi in cielo è stato uno spettacolo indescrivibile”.
Stefano: “Anche gli incontri con le persone sono stati indimenticabili. In Turchia, ad esempio, abbiamo scoperto un’ospitalità incredibile: la gente ci offriva tè, cibo, persino un tetto per dormire. È un’accoglienza che da noi si vede raramente.”
Come reagisce la gente al vostro viaggio?
Alessia: “Sono tutti incuriositi dalla nostra presenza. Vedendoci sfiniti, spesso ci offrono aiuto, un pasto o un posto per dormire. Una volta, in Albania, un uomo ci ha fermati mentre mangiavamo un panino per strada. Aveva vissuto in Italia per sei anni e ci ha invitati a casa sua. Non potevamo accettare perché eravamo sotto la media giornaliera di chilometri, ma poi abbiamo cambiato idea e passato una serata indimenticabile con la sua famiglia.”
Stefano: “Viaggiando ti rendi conto che il mondo non è così pericoloso come si pensa. Certo, bisogna fare attenzione, ma spesso le persone sono migliori di quanto immaginiamo.”
Come vi ha cambiato questa esperienza?
Alessia: “Non riusciamo più a immaginarci fermi in un posto o in una casa. Vivendo all’aperto, il corpo e la mente si adattano a un ritmo diverso, più naturale. Quando torni alla natura, ti senti ..diverso.”
Stefano: “La società ci spinge a correre continuamente dietro a cose di cui non abbiamo veramente bisogno. Fermarsi ti permette di vedere quello che ti circonda, di apprezzare la semplicità.”
E ora che avete già così tanti chilometri alle spalle, quali sono i vostri prossimi obiettivi?
Alessia: “Adesso siamo in India per una pausa e a gennaio partiremo per il Vietnam. Vorremmo attraversare il Sud-est asiatico e, se troviamo sponsor, continuare in Alaska e in Sudafrica.”
Stefano: “Il nostro sogno è riuscire ad arrivare a Singapore e poi spingerci ancora oltre.”
C’è un messaggio che vorreste lasciare?
Alessia: “Mi piacerebbe raccontare questa esperienza ai giovani, magari nelle scuole. Molti italiani viaggiano cercando solo comfort, ma un’avventura come questa ti insegna che esistono altri modi di vivere e scoprire il mondo. È un’esperienza che ti cambia per sempre.”
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