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DAL COMUNE

Un monito per presente e futuro

La città si ferma per ricordare le vittime dell'Olocausto con una cerimonia toccante

CHIOGGIA - Grande partecipazione, a Chioggia, per le ricorrenze del Giorno della Memoria.  Lunedì mattina le autorità civili, militari e religiose si sono trovate di fronte al palazzo municipale in corso del Popolo. Successivamente, dopo l’alzabandiera in piazzetta XX Settembre e gli interventi alla Loggia dei Bandi, è stata deposta una corona d’alloro al monumento ai Caduti e un omaggio floreale alla lapide commemorativa presente nel portico del municipio. Una corona d’alloro è stata anche deposta sulla lapide commemorativa presente presso la biblioteca comunale, dedicata ai chioggiotti vittime nei campi di concentramento. “La storia ci insegna che il silenzio e l’indifferenza possono portare a conseguenze devastanti - ha detto il sindaco Mauro Armelao – Noi ci troviamo qui non solo per ricordare, ma anche per affermare il nostro impegno verso la dignità umana, la tolleranza e il rispetto reciproco. Dobbiamo essere vigili e pronti a contrastare ogni forma di discriminazione e intolleranza, perché il presupposto di una società giusta è l’accettazione dell’altro”.

Anche il presidente del consiglio comunale Beniamino Boscolo Capon è intervenuto alla Loggia dei Bandi: “La memoria – ha detto – non deve essere interpretata soltanto per un preciso dovere morale, o per manifestare una solidarietà verso vittime incolpevoli del passato, ma memoria che ci deve responsabilizzare come monito vivo per noi, per le generazioni future, in un mondo che deve essere sempre ricco più di esempi virtuosi che di rimproveri, in una società sempre meno violenta, anche nel linguaggio, della quale dovremmo apprezzare di più la bellezza e la concretezza della libertà di cui viviamo. A Chioggia, per tutti quei nostri concittadini che non fecero ritorno e non ebbero una degna sepoltura, attraverso iniziative come la posa delle pietre d’inciampo e la lettura di testimonianze preziose, si è data la possibilità di restituire quella dignità umana, di chiamarli per nome, e di dare dimora, restituendo quell'identità civile che la storia aveva tentato di cancellare con un numero sul braccio”.

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