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CAVARZERE
14.05.2025 - 17:10
Zanoni (Europa Verde): “Sistema fuori controllo”. Guarda (Verdi): “Ridotti i fondi per sorvegliare”
CAVARZERE - Era stato citato pubblicamente come esempio di virtuosità dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia, ma oggi è uno degli epicentri di una bufera che scuote alle fondamenta il comparto zootecnico regionale. Un allevamento di pecore e capre, situato a Cavarzere, è infatti finito sotto inchiesta nell’ambito di una più ampia denuncia condotta dall’associazione “Food For Profit”, che ha documentato con immagini e video sotto copertura un presunto sistema diffuso di illegalità.
"Una vergogna che getta un'ombra inquietante sull’intero sistema di controlli regionali - attacca senza mezzi termini il consigliere regionale Andrea Zanoni (Europa Verde), che ha depositato un’interrogazione urgente in Consiglio -. Le immagini sono raccapriccianti e inconfutabili. Animali immobilizzati con la tecnica dell’incaprettamento, pecore malate con mammelle lesionate vendute per il consumo umano, istruzioni su come mentire in caso di controlli. Non parliamo di casi isolati, ma di un sistema organizzato che mette a rischio la salute pubblica e infligge sofferenze atroci agli animali”.
L’inchiesta è partita grazie alla segnalazione di un cittadino che, fingendosi acquirente, ha documentato la compravendita illegale di animali vivi, la macellazione clandestina sul posto e pratiche come il riutilizzo delle marche auricolari. “Il cittadino ha chiesto di comprare direttamente all’allevatore per macellarlo a casa o in loco - racconta Giulia Innocenzi di “Food For Profit” -. Gli è stato inoltre confermato che avrebbero tolto il marchio auricolare, per poi riutilizzarlo su un altro animale, dichiarando quello venduto come morto. Al cittadino è stato anche detto, nel caso fosse stato fermato dalle forze dell'ordine con l’animale in auto, di dire che lo aveva trovato per strada. Sembra quindi che questo modo di agire fosse una prassi”.
A destare maggiore preoccupazione è il fatto che questi episodi non sarebbero circoscritti. Le immagini raccolte tra Padova, Rovigo e Venezia mostrano una rete consolidata di allevatori, intermediari e acquirenti che operano fuori da ogni controllo normativo o sanitario. Gli animali vengono trasportati su mezzi non autorizzati e in condizioni non a norma, venduti senza registrazione e macellati senza la presenza di veterinari, come invece richiesto per legge.
“È particolarmente grave che tra le aziende coinvolte ci sia quella celebrata dal presidente Zaia - prosegue Zanoni -. Questo solleva serissimi interrogativi: o i controlli sono totalmente inefficaci o, peggio ancora, non vengono fatti permettendo a questi orrori di perpetuarsi indisturbati”.
Anche l’eurodeputata Cristina Guarda (Verdi) interviene sulla vicenda: “Macellazioni clandestine, trasporti illeciti e manipolazione delle marche auricolari violano apertamente le direttive europee. È sconcertante che un allevamento sotto inchiesta sia stato lodato come esempio virtuoso. Ciò non può che sollevare dubbi sul sistema dei controlli della Regione, che dovrebbe garantire la trasparenza e la legalità nella distribuzione dei fondi pubblici”.
Secondo Guarda, parte della responsabilità risiede nelle scelte politiche degli ultimi anni. “Zaia ha ridotto progressivamente i fondi per i controlli veterinari, indebolendo il supporto agli allevatori verso pratiche più rispettose degli animali. Serve una vigilanza più rigorosa e una revisione dei finanziamenti pubblici”.
Dopo la diffusione del materiale, “Food For Profit” si dice soddisfatta dell’attenzione politica che l’inchiesta sta generando. “Siamo lieti che questa notizia ora stia sollevando un dibattito politico - conclude Innocenzi -. È un tema poco dibattuto e speriamo che le risposte arrivino anche direttamente da Zaia”. In Veneto si contano oltre 4mila allevamenti di ovini e caprini, ma secondo l’associazione, i controlli effettuati sarebbero solo una minima parte. E se l’allevamento di Cavarzere era considerato un modello, la domanda che aleggia ora è inevitabile: quanti altri casi simili sfuggono al radar delle istituzioni?
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