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L’incontro
27.06.2025 - 14:52
Radici antiche e cuore inquieto: l’invito papale a seminare fede e discernimento nella terra veneta
CHIOGGIA - È stato bello sentire citare il nostro territorio richiamando Aquileia, San Cromazio e papa Giovanni Paolo I”: queste le parole commosse del patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, durante quello che, mercoledì 25 in Vaticano, è stato di fatto l’incontro tra il leone marciano e quello vaticano, in occasione dell’udienza di papa Prevost con i seminaristi del Triveneto.
Accanto al bianco del pontefice anche Giampaolo Dianin, vescovo di Chioggia. Legami, radici e riferimenti anche al Veneto, ha esordito il pontefice dopo i saluti iniziali: “La vostra terra vanta profonde radici cristiane, che ci riconducono all’antica Chiesa di Aquileia” ricongiungendosi poi con l’insegnamento agostiniano e l’invito ad avere un cuore “inquieto”, come quello del vescovo di Ippona, capace di leggere i momenti di turbamento come lente di discernimento per la propria chiamata. Messaggio chiaro ma anche paterno quello condiviso ai giovani in pellegrinaggio giubilare, ricevuti prima dell’udienza generale che Moraglia commenta: “Leone XIV ci ha voluto dire, con la disponibilità ad una udienza privata che per lui i preti sono importanti. Sì, ce l’ha fatto capire rendendosi disponibile a questo incontro in una giornata, per lui, già densissima di impegni. Nonostante ciò ha voluto ritagliare un tempo per incontrarci”.
E citando le parole di un altro veneto illustre, Papa Giovanni Paolo I, Leone ha esortato: “Parlava così un Pastore in cui sono brillate le migliori virtù della vostra gente”. Sentita la ricezione da parte del patriarca Moraglia e di Dianin, nella diocesi che vide proprio Luciani esserne a capo dal ’69 al ’78.
Patriarca Francesco, è stata una giornata senz’altro storica, Leone ha indicato alcuni testimoni, come Giovanni Paolo I, suo predecessore come Patriarca, come è stato?
“Leone ha indicato ai 115 seminaristi e alla trentina di formatori presenti, un sacerdote veneto che, seppur brevemente, è stato, successore dell’Apostolo Pietro. Luciani ha interessato in modo trasversale la nostra regione; insomma dalla parrocchia del suo paese natale, di cui fu chierichetto, ha raggiunto il vertice della Chiesa. Ieri ho avuto modo di riflettere sulla frase che campeggia al di sotto della cupola di San Pietro e sovrasta il baldacchino del Bernini: “Da qui sorge la paternità universale”. È stato un bellissimo messaggio quello di papa Leone ai nostri seminaristi”.
L’incontro è avvenuto in un momento particolare, visti i cali demografici e delle vocazioni. Ci sono segnali di speranza che forse guardano più alla qualità che al numero?
“Il Veneto è parte dell’Occidente e, quindi, le tendenze della nostra società si ritrovano anche nei nostri territori. Per le comunità cristiane è importante, però, non fermarsi ai pur interessanti studi statistici, ai grafici e alle previsioni; essi, infatti, sono solo un punto di partenza per porsi con più forza la domanda sulla vocazione al sacerdozio ordinato a partire dalla Parola di Dio, la quale ci assicura che Dio Padre getta sempre semi abbondanti di vocazione al sacerdozio”.
Da dove ripartire quindi?
“La faccenda, oggi, decisiva è la qualità della formazione al sacerdozio. È proprio la qualità della formazione, l’investire sulle persone più che sulle strutture o sulle formule. Certamente le persone hanno bisogno delle strutture che, però, sono successive all’incontro con le persone che hanno un volto, un nome, una storia, dei carismi. Non possiamo sviluppare strutture e articolazioni pastorali se prima non si indicano alle nostre comunità la vocazione alla vita cristiana in tutte le forme”.
Sguardo attento e formazione le coordinate di un’ancora e una bandiera che traghettano il territorio, come quella consegnata dai seminaristi veneziani al papa, un inedito tête-à-tête che, con lo sguardo del leone, guarda verso un futuro di speranza.
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