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IL PROGETTO
17.07.2025 - 12:25
Salicornia, Atriplex e Beta Marittima protagoniste del progetto europeo Venus
CAVARZERE - Nelle zone più vulnerabili della gronda lagunare, dove il suolo scende anche di tre o quattro metri sotto il livello del mare e la salinizzazione avanza anno dopo anno, prende forma un progetto ambizioso destinato a incidere sul futuro dell’agricoltura. Si tratta del progetto Venus, finanziato dal programma europeo Prima nell’ambito di Horizon 2020, che vede il Consorzio di bonifica Adige Euganeo tra i protagonisti. La sfida è contrastare gli effetti del cambiamento climatico e, in particolare, la crescente salinità dei suoli, attraverso soluzioni agronomiche innovative sperimentate anche a Cavarzere, presso l’impianto Gesia. Il progetto si muove all’interno di un contesto delicato come quello del Mediterraneo, sempre più colpito da siccità, desertificazione, agricoltura intensiva e perdita di risorse idriche. In questo scenario, il Consorzio ha avviato una sperimentazione che punta a valorizzare le cosiddette Nus – piante “neglette e sottoutilizzate” – che, grazie alla loro resilienza, sono in grado di adattarsi a terreni salini e poco fertili, trasformandoli in risorse produttive. A Cavarzere, su un’area di 4mila metri quadrati, e in parallelo a Zennare (Chioggia) su 8mila metri quadrati, si stanno coltivando varietà come Salicornia, Atriplex, Beta marittima, Salsola oppositifolia e Suaeda maritima, già testate l’anno scorso. In alcuni casi sono affiancate a coltivazioni di pomodoro, per valutarne il rendimento comparativo. L’ingegnere Lorenzo Frison, responsabile del progetto per il Consorzio, sottolinea che l’obiettivo non è solo agricolo, ma anche ambientale. “Ci sono grosse aspettative – spiega – soprattutto per capire quanto queste piante possano aiutare nella desalinizzazione del suolo”. I primi dati concreti arriveranno tra qualche mese, quando un laboratorio greco analizzerà il contenuto di principi attivi delle colture, un aspetto che potrebbe aprire anche a impieghi nell’industria farmaceutica. Il valore del progetto Venus, che coinvolge 12 partner in otto Paesi mediterranei tra cui Italia, Grecia, Spagna, Egitto, Marocco e Tunisia, non si ferma al campo sperimentale. L’obiettivo finale è costruire una filiera economica attorno a queste colture alternative, rendendole una concreta opportunità per le aree agricole oggi penalizzate dalla salinizzazione. “Il nostro sogno – dice Frison – è che queste colture diventino il ‘nuovo mais’, offrendo una valida alternativa produttiva in territori che ogni giorno lottano con la salinità del terreno”. Ma la prudenza resta d’obbligo. Non tutte le varietà, ammette Frison, sono state ancora studiate in dettaglio e bisognerà accertarsi che alcune non risultino infestanti. Il progetto prevede per questo un confronto costante con i partner internazionali, coinvolgendo anche gli agricoltori locali per una verifica sul campo delle strategie più efficaci. A settembre, il 10 e 11, si terrà sull’isola di Chios, in Grecia, un nuovo incontro tra i partner per fare il punto della situazione. Il Consorzio di bonifica Adige Euganeo sta organizzando un open day presumibilmente nel mese di novembre. Sarà l'occasione per toccare con mano l'innovazione che, partendo dalle bonifiche venete, si proietta a livello internazionale per affrontare le sfide più urgenti del nostro tempo. Il progetto Venus si afferma così come un passo decisivo verso un futuro agricolo più resiliente e sostenibile, un futuro in cui il Consorzio di bonifica Adige Euganeo gioca un ruolo da protagonista.
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