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L'ALLARME

Crisi climatica? 200 milioni di danni

Il bilancio della pesca veneta

Pesca italiana sotto assedio

Pesca italiana sotto assedio: clima estremo, specie invasive e inquinamento bruciano 200 milioni l’anno Il mare italiano cambia volto e la filiera paga il conto. Mareggiate più violente, acque sempre più calde, proliferazione di specie aliene e contaminazione stanno erodendo ricavi e sicurezza del settore.

Confcooperative Fedagripesca stima in circa 200 milioni di euro l’anno i danni legati alla crisi climatica, cifra destinata a salire se si sommano gli effetti dell’inquinamento. Il simbolo dell’emergenza è il granchio blu (Callinectes sapidus), ormai padrone dell’Alto Adriatico. Nelle lagune venete e negli impianti di allevamento tra Veneto ed Emilia-Romagna ha divorato vongole, cozze e ostriche, facendo crollare la produzione: in alcuni bacini la disponibilità di vongole si è ridotta fino al 90%. Coldiretti stima perdite già oltre i 100 milioni di euro.

Un monitoraggio di Arpa Veneto e Università di Padova certifica più di 300 tonnellate di granchi blu pescati nel 2023 solo in Veneto. Oltre ai conti, è la biodiversità a soffrire: le specie autoctone arretrano sotto la pressione di un invasore favorito dal riscaldamento delle acque. Il Mediterraneo si scalda più della media globale. Le ondate di calore marine stanno causando morie improvvise negli allevamenti di mitili e bivalvi, un comparto in cui l’Italia è leader in Europa. Le tempeste, sempre più intense, distruggono porti, attrezzature e impianti, con singoli episodi capaci di generare danni milionari. Per i pescatori, il lavoro è diventato più incerto: produttività e sicurezza dipendono da variabili climatiche sempre meno prevedibili. Le associazioni chiedono una risposta strutturale. Il vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca, Paolo Tiozzo, avverte che l’impatto combinato di mareggiate e ondate di calore obbliga a una strategia su due fronti: ridurre le emissioni a livello globale e accelerare l’adattamento locale, dall’innovazione degli impianti alla protezione delle infrastrutture. Il ministero dell’Ambiente ha avviato il contenimento del granchio blu e le Regioni più colpite, come Veneto ed Emilia-Romagna, hanno stanziato fondi per sostenere le imprese e valorizzare commercialmente la specie invasiva. Ma senza un piano nazionale di adattamento e un’accelerazione nella decarbonizzazione, avvertono gli operatori, si tratta di misure tampone. L’Unione europea ha indicato una rotta con il piano per il ripristino della natura, che punta a rigenerare il 20% degli ecosistemi terrestri e marini entro il 2030

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