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Agricoltura
02.09.2024 - 17:46
VENEZIA - L'estate calda e secca di quest'anno ha offerto una boccata d'ossigeno per il pomodoro da industria in Veneto, recuperando il gap produttivo accumulato durante una primavera difficile. Dopo le piogge intense di aprile e maggio, che avevano provocato problemi di asfissia e fitopatie nelle coltivazioni, i mesi estivi hanno favorito una buona maturazione del pomodoro, riducendo le perdite previste.
Camillo Brena, presidente della sezione Pomodoro da Industria e Orticole di Confagricoltura Veneto, ha sottolineato che nonostante un calo di produzione del 10%, dovuto principalmente alle difficoltà primaverili, la qualità del raccolto è risultata buona. "Le bombe d'acqua hanno colpito duramente il Basso Veronese, causando asfissia nelle piante precoci e una significativa diffusione della peronospora, che era assente lo scorso anno," spiega Brena. "Tuttavia, il Polesine ha subito meno danni grazie a precipitazioni meno intense e un giugno favorevole, che ha permesso a molti agricoltori di ripiantare e ottenere un buon raccolto nonostante qualche attacco di alternaria."
In Veneto, la produzione del pomodoro da industria si concentra principalmente nella provincia di Verona, con 1.130 ettari coltivati, seguita da Rovigo (465 ettari) e Venezia (145 ettari). Con 1.810 ettari complessivi, la regione continua a mostrare un trend di crescita nella coltivazione di questa coltura redditizia, con una resa media di circa 800 quintali per ettaro. La maggior parte dei produttori è associata alle Op e cooperative, spesso in collaborazione con le potenti organizzazioni dell'Emilia Romagna, leader nazionale nel settore.
Nonostante la qualità del prodotto, l'anno è stato segnato da incertezze economiche legate al mancato accordo sul prezzo con l'industria. La prima offerta presentata in primavera era di 125 euro alla tonnellata, 25 euro in meno rispetto al 2023. Tuttavia, non è stato raggiunto un accordo definitivo, lasciando i produttori in una situazione di incertezza. "È la prima volta che un contratto non viene firmato," osserva Brena. "Il prezzo varia in base a molti fattori, come la disponibilità del prodotto e la domanda dell'industria, creando un mercato instabile. Il massimo pagato quest'anno è stato 135 euro alla tonnellata, ma il futuro è più incerto che mai."
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