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04.12.2024 - 12:03
VENEZIA - Alle prime ore del 4 dicembre, un’operazione su larga scala condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) dei Carabinieri ha portato all’esecuzione di misure cautelari nei confronti di 7 persone, sei delle quali sono finite in carcere, mentre una è stata posta agli arresti domiciliari. L’azione, denominata “Cripto”, è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Bari, con il supporto dei comandi provinciali dei Carabinieri di Foggia e Venezia, unità cinofile di Modugno e Torreglia, e il 6° Elinucleo Carabinieri di Bari.
L’indagine rappresenta l’ultimo capitolo di una complessa operazione avviata dopo la clamorosa fuga dal carcere di Badu e Carros del boss Marco Raduano, avvenuta il 24 febbraio 2023. La sua cattura, avvenuta il 1° febbraio 2024 ad Aleria, in Corsica, grazie alla Section de Recherches della Gendarmerie francese, ha segnato una svolta nelle indagini, ulteriormente rafforzata dall’arresto del suo braccio destro, Gianluigi Troiano, fermato in Spagna pochi giorni prima. Entrambi, divenuti collaboratori di giustizia, hanno fornito dichiarazioni decisive per svelare l’ampiezza delle attività criminali gestite dal clan.
Al centro dell’inchiesta vi è un lucroso traffico internazionale di hashish e marijuana, prodotti in Marocco e Spagna e successivamente inviati in Italia tramite corrieri per alimentare il mercato illegale nella cittadina di Vieste. Ma l’attività criminale non si limitava al narcotraffico. Le indagini hanno rivelato un sistema capillare di supporto logistico ed economico organizzato per garantire la latitanza di Raduano.
I complici del boss fornivano denaro, provento delle attività illecite, e si occupavano di organizzare coperture e spostamenti, nonché di inviare beni di consumo, compresi generi alimentari richiesti per il periodo natalizio. Fondamentale per la rete criminale era anche l’utilizzo di telefoni criptati, acquistati con i ricavi del traffico di droga e sostituiti regolarmente per evitare intercettazioni.
Particolarmente grave è il quadro relativo agli atti intimidatori emersi durante le indagini. È stato documentato un episodio di ritorsione commissionato dallo stesso Raduano nei confronti di un parente di un altro collaboratore di giustizia, un atto che sottolinea la spietatezza e la capacità di intimidazione del clan.
Nel corso dell’indagine, sono stati sequestrati 12,5 kg di sostanze stupefacenti e due persone sono state arrestate in flagranza di reato. L’operazione ha messo in luce non solo la pericolosità della rete criminale, ma anche il sofisticato livello di organizzazione che la sosteneva, con ramificazioni che si estendevano oltre i confini nazionali.
Il procedimento si trova ancora nella fase preliminare. L’accertamento della colpevolezza degli indagati sarà oggetto di valutazione in sede dibattimentale, garantendo il rispetto del contraddittorio e dei diritti della difesa.
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