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Biogas e biometano: la sfida della sostenibilità per la transizione energetica

L'assessore regionale Marcato: "No agli sprechi alimentari, sì all’uso di scarti agricoli e zootecnici"

Biogas e biometano: la sfida della sostenibilità per la transizione energetica

L'assessore Roberto Marcato

VENEZIA – Il biogas può rappresentare una risorsa chiave per la transizione energetica, ma la sua produzione deve seguire criteri di sostenibilità e rispetto ambientale. È quanto ha sottolineato l’assessore regionale all’Energia, Roberto Marcato, intervenendo a Padova alla conferenza stampa di Legambiente “Le potenzialità del biometano in Veneto”.

“Perché il biogas sia ‘fatto bene’ bisogna innanzitutto che sia prodotto in modo etico -. ha sottolineato -: ho sempre trovato assurdo che si usi cibo sano per produrre energia, in un mondo dove un miliardo di persone rischiano di morire di fame. Vinceremo la battaglia sul biometano se risolveremo due problemi: come fare gli impianti e dove insediarli. Nel primo caso, dobbiamo promuovere una materia prima che derivi da scarti zootecnici e non ad esempio dal mais. Per quanto riguarda la localizzazione degli impianti, servono zone dedicate perché siano accettati dalle comunità, e questo si può fare condividendo il percorso con Comuni e associazioni. Il Nuovo Piano Energetico veneto, attualmente all’esame del Consiglio regionale per l’approvazione definitiva, va esattamente in questa direzione”.

Continua Marcato: “Biogas e biometano sono tra le fonti inserite nel nuovo Piano energetico regionale per realizzare la transizione energetica, ma lo sviluppo di queste forme di energia non può prescindere da una logica di equilibrio tra finalità energetiche ed alimentari, secondo criteri di sostenibilità – ha proseguito -. Sempre più è necessario spingere la produzione di biogas da scarti agricoli o zootecnici, facendo in modo che la maggior parte del residuo della fermentazione anaerobica (il digestato) torni sui suoli agricoli”.

“Per noi ‘far bene’ biogas e biometano significa minimizzare o azzerare odori, rumori e traffico dagli impianti; collaborare con le comunità per condividere i progetti; garantire la corretta gestione del digestato sui suoli agricoli; avviare a seconda vita l’anidride carbonica separata dal metano, destinandola ad uso alimentare. Crediamo molto nella bioenergia: ne daremo dimostrazione concreta lavorando con le associazioni per individuare aree idonee agli impianti ed ottimizzare così la loro produttività”.

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