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Veneto
07.08.2025 - 15:51
Foto Colombo Dapolito
VENEZIA - È morto all’età di 94 anni Gianni Berengo Gardin, maestro del fotogiornalismo italiano e testimone instancabile della società del Novecento. Considerato uno dei più importanti fotografi italiani di sempre, ha dedicato la sua carriera a raccontare il volto più autentico del Paese, sempre con uno sguardo attento ai cambiamenti sociali e alle marginalità. Il decesso è avvenuto il 6 agosto, ma la notizia è stata resa pubblica solo nella giornata di oggi.
Berengo Gardin ha attraversato oltre mezzo secolo di storia italiana con la sua macchina fotografica, scegliendo quasi sempre il bianco e nero per documentare le trasformazioni del lavoro, della famiglia, delle città, degli esclusi. È celebre la sua collaborazione con Carla Cerati nel volume Morire di classe (Einaudi, 1969), con testi curati dallo psichiatra Franco Basaglia. Quel lavoro, che documentava le disumane condizioni di vita nei manicomi italiani, contribuì in maniera decisiva al dibattito pubblico che portò alla chiusura delle strutture psichiatriche, segnando un punto di svolta nella storia della psichiatria italiana.
Negli anni successivi, con Dentro le case (1977) e Dentro il lavoro (1978), pubblicati da Electa, continuò a esplorare l’Italia con lo stesso rigore: dalle abitazioni delle grandi città agli ambienti industriali, dai cantieri navali agli interni delle fabbriche, restituendo immagini cariche di umanità, sobrietà ed equilibrio formale.
Il suo stile era inconfondibile, fedele alla pellicola e alle sue fotocamere Leica, simbolo di un approccio lento, consapevole, rigoroso alla fotografia. Proprio Leica, nel 2017, gli aveva conferito l’Hall of Fame Award, riconoscimento già assegnato a leggende della fotografia come Steve McCurry e Sebastião Salgado.
Berengo Gardin ha firmato oltre 250 volumi e lavorato con testate italiane e internazionali, riuscendo a raccontare non solo ciò che vedeva, ma anche il modo in cui gli italiani si guardavano e si trasformavano. Ultimamente aveva concentrato il suo obiettivo sulla questione delle grandi navi da crociera a Venezia, città a lui carissima, cercando ancora una volta di interrogare l’etica del progresso.
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