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LA FESTA

Ferragosto: un viaggio tra storia, sapori tradizionali e convivialità

Le origini e le specialità di ogni regione

Ferragosto: un viaggio tra storia, sapori tradizionali e convivialità

VENEZIA - Chi non ha mai chiamato il 15 agosto il Capodanno d’estate? È quel giro di boa che profuma di brace, di anguria ghiacciata e di vacanze agli sgoccioli. Una festa che in Italia si celebra soprattutto con la tavola: familiare, generosa, spesso all’aperto. Ma cosa si mangia davvero a Ferragosto, perché e da quando?

Ferragosto affonda le sue radici nelle feriae Augusti, il “riposo di Augusto”: giornate di pausa istituite dal primo imperatore romano, Ottaviano Augusto, per far recuperare energie a chi lavorava nei campi. Allora i festeggiamenti si tenevano il 1° agosto, tra corse di cavalli e animali da tiro — buoi, asini, muli — addobbati di fiori e dispensati dal lavoro. Con i secoli la data è cambiata: la Chiesa cattolica ha ricondotto la festa al 15 agosto, quando si celebra l’Assunzione di Maria in Cielo. Secondo la tradizione, Maria è assunta materialmente — anima e corpo — ed è l’unica, insieme a Cristo, a cui la Chiesa riconosce questo privilegio.

Un altro tassello identitario arriva nel 1931: l’allora ministero delle Comunicazioni inaugurò i “Treni speciali celeri per i servizi festivi popolari”, presto noti come “Treni popolari di Ferragosto”. Voluti dal regime fascista, permisero a molti italiani di raggiungere a prezzi ridotti località di mare, montagna e città d’arte. Nacque così un pezzo di costume: la gita di Ferragosto e, con lei, il pranzo al sacco condiviso.

In Veneto la giornata si apre presto ai fornelli e, soprattutto, al barbecue. È consuetudine un pic nic tra famiglia e amici, con grigliate che impazzano e un finale prescritto: l’anguria fresca, quasi un rito di passaggio. Regina del pranzo è la grigliata mista di carne e pesce, marinati nel vino bianco e negli aromi, cotti alla brace e affiancati da verdure di stagione e frittata di zucchine. Sulla tavola fanno capolino salumi tipici — la sopressa e il prosciutto crudo di San Daniele — serviti con melone o fichi. Non mancano insalate fredde di riso o farro, la caprese con pomodori maturi e mozzarella DOP, e un capitolo dolce casalingo: torte, crostate di frutta, gelato artigianale e l’immancabile anguria ghiacciata.

Perché Ferragosto è anche un atlante di sapori locali.

Ecco un viaggio, da nord a sud, tra i piatti citati e più amati: 

  • Trentino e Valle d’Aosta: canederli di pane e speck, sostanza di montagna.
  • Lombardia: minestrone in versione fredda, sobria freschezza d’agosto.
  • Veneto e Liguria: sarde in saor; capponadda, insalata marinara con tonno, acciughe, pomodoro e olive. - Friuli Venezia-Giulia ed Emilia Romagna: pasta ripiena, dai Cjarsons ai cappelletti al ragù.
  • Piemonte: Margheritina di Stresa, dolce da giorno di festa.
  • Toscana: piccione arrostito, tradizione che risale all’epoca carolingia.
  • Umbria: gnocchi al sugo di papera, sapori pieni e conviviali.
  • Marche: oca arrosto, austera e celebrativa.
  • Molise: cavatelli al sugo di maiale, pasta e ragù di carattere. 
  • Lazio (Roma in primis): pollo in umido con peperoni, piatto godereccio da scarpetta finale. 
  • Campania: Pizza di Maccheroni, il forno che abbraccia la pasta. 
  • Puglia: orecchiette con cime di rapa, identità nel piatto. 
  • Basilicata: agnello alla lucana, aromatico e rustico. 
  • Calabria: pasta chijna, ripiena e condita con ragù e polpettine.
  • Sardegna: culurgiones di patate, ricamo di pasta e memoria.
  • Sicilia: Gelo di Melone, dessert di anguria che rinfresca la siesta.



Ferragosto è anche un gesto sociale: si cucina in grande, si condivide, si sceglie ciò che l’estate offre. La brace celebra carni, pesci e verdure; le insalate fredde portano in tavola leggerezza; i dolci casalinghi hanno il sapore di casa. E poi c’è lei, l’anguria: simbolo pop della giornata, chiave fresca con cui si chiude una festa che guarda già all’autunno.

Dalle feriae Augusti all’Assunzione, dai treni popolari alle grigliate all’aperto, Ferragosto racconta un Paese che unisce devozione, riposo e gusto. Ogni regione difende il suo piatto, ma la grammatica è comune: convivialità, stagionalità, semplicità ben eseguita. Sarà per questo che, passata la giornata, ci si alza da tavola con lentezza e un sorriso: è l’estate che fa fermare il tempo, almeno per un pranzo.

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