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Sicurezza

Borseggiatori, ora basta: "Braccialetto elettronico per i recidivi"

A Venezia episodi in aumento, e Zaia invoca pene più dure.

Zaia rilancia la stretta sui borseggi: «braccialetto elettronico ai recidivi» per proteggere Venezia e il Veneto

Il governatore Luca Zaia

VENEZIA - Venezia sotto i riflettori, tra calli affollate e una cronaca che torna a parlare di borseggi seriali. In questo clima, il presidente del Veneto, Luca Zaia, alza l’asticella: "Propongo di introdurre il braccialetto elettronico per i borseggiatori recidivi". Un’idea che punta a spostare l’azione dal dopo al prima, con tecnologia e deterrenza. 

Zaia immagina un dispositivo che consenta di controllare in tempo reale gli spostamenti dei recidivi: "Uno strumento basato sulla georeferenziazione, capace di segnalare immediatamente, anche con un avviso acustico, se il soggetto tenta di rientrare nelle aree da cui è stato interdetto". L’obiettivo è duplice: prevenire il ritorno nelle zone più esposte e permettere alle Forze dell’Ordine interventi tempestivi. "Non basta più la sola indignazione: serve agire", insiste il governatore.
Il contesto è quello di episodi ripetuti, soprattutto a Venezia. Hanno fatto il giro dei social le immagini di una turista americana che, seguendo il gps delle cuffie dopo il furto del cellulare, ha individuato una tredicenne ritenuta responsabile e l’ha trattenuta fino all’arrivo della polizia. In città è comparsa anche la targa "calle Pickpocket”, simbolo di una percezione di rischio che cresce tra visitatori e residenti. Zaia parla di "obbligo di difendere l’onorabilità di Venezia e di tutte le città del Veneto" e richiama l’esigenza di garantire passeggiate senza timore.


Per il presidente veneto, ridurre il fenomeno a piccole ruberie è fuorviante: "Il borseggio non è micro-criminalità. Dietro questi episodi si nasconde spesso un mondo sommerso di criminalità organizzata, i cui confini non sono noti". Il problema, sostiene, non riguarda solo la sicurezza dei turisti, ma anche quella di cittadini e commercianti. Da qui l’appello a "inasprire ulteriormente le pene", superando una normativa che "in alcune forme è ancora farraginosa e non consente di applicare misure cautelari adeguate".

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