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VENETO
09.09.2025 - 17:54
PADOVA - Una passeggiata come se si fosse ancora a bordo piscina, ma fatta in pieno centro, tra auto e case. Nel fine settimana, lungo via Mezzavia, a Montegrotto terme, una coppia è stata notata camminare sul marciapiede in tenuta balneare: lui in ciabatte e costume verde fluorescente, lei in bikini bianco, con perizoma ben in vista. Un fotogramma che riporta in primo piano il cosiddetto “turismo cafone” nelle località termali, tra relax cercato e limiti spesso dimenticati.
Non è la prima volta che, tra Abano e Montegrotto, si assiste a scene da spiaggia traslate in città. L’ultimo caso, osservato nel weekend su via Mezzavia, racconta di una coppia che ha percorso la strada senza farsi troppi scrupoli, come se la linea tra hotel e piscina potesse prolungarsi senza soluzione di continuità nel tessuto urbano. Sandali da mare, costume fluo per lui, bikini candido per lei: dettagli che, in un contesto cittadino, diventano messaggio e suscitano reazioni.
Il termine “turismo cafone” — che già in passato ha fatto capolino nelle cronache delle località termali — riemerge quando l’abbigliamento “da spa” tracima nelle vie centrali. Non è solo questione estetica: c’entra l’idea di spazio pubblico e di rispetto condiviso. Le cittadine termali vivono di ospitalità e benessere, ma suonano stonate le uscite in accappatoio o in costume lungo negozi, bar e marciapiedi frequentati da residenti e famiglie.
Il confine tra libertà individuale e decoro non è una formula matematica. Eppure il buon senso offre un criterio semplice: ciò che è adeguato in piscina o nelle aree wellness non lo è automaticamente in strada.
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