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VENEZIA

Corruzione a Venezia: Boraso patteggia 3 anni e 10 mesi e 308mila euro

Altro filone in aula l’11 dicembre.

L'Assessore Renato Boraso si dimette dopo accuse di corruzione e concussione

Renato Boraso

VENEZIA - Scossone a Ca’ Farsetti. La gup Carlotta Franceschetti ha accolto il patteggiamento dell’ex assessore del Comune di Venezia Renato Boraso nell’inchiesta su corruzione e turbativa d’asta: pena a tre anni e dieci mesi e pagamento di 308mila euro. Una svolta giudiziaria rilevante, che però non chiude il capitolo giudiziario: Boraso resta ai domiciliari e il suo nome compare ancora nell’altro filone d’indagine, quello sui terreni dei Pili e su palazzo Poerio Papadopoli, dove la procura contesta una tangente da 73mila euro.


Il patteggiamento definisce il primo troncone dell’inchiesta in cui a Boraso sono contestati dodici episodi di corruzione e turbativa d’asta. L’intesa, accolta dal giudice per l’udienza preliminare, fissa la pena a tre anni e dieci mesi e una pena pecuniaria di 308mila euro. Non scatta però la liberazione automatica: l’ex assessore resta agli arresti domiciliari.

La somma è stata determinata tenendo conto del denaro già sequestrato durante le indagini, che avevano portato Boraso in carcere da luglio a novembre 2024, e di un ricalcolo presentato dalla difesa che ha valorizzato imposte già pagate (Iva e Ires), riducendo la cifra rispetto ai 400mila euro inizialmente ipotizzati.

Secondo i pubblici ministeri Federica Baccaglini e Roberto Terzo, Boraso avrebbe esercitato pressioni sugli uffici comunali e orientato bandi per favorire imprese “amiche”, in accordo con gli imprenditori Daniele Brichese e Fabrizio Ormenese. Le ipotesi accusatorie restano entro il perimetro dei dodici episodi contestati in questo filone, ora chiuso con i patteggiamenti.


Nello stesso procedimento hanno definito la loro posizione anche gli imprenditori coinvolti: - Fabrizio Ormenese: due anni e nove mesi, con confisca di 27mila euro. - Daniele Brichese: tre anni e dieci mesi, con confisca di 7mila euro.


Resta aperta l’indagine sulla vendita dei terreni dei Pili e di palazzo Poerio Papadopoli. In questo procedimento gli inquirenti hanno chiesto il rinvio a giudizio del sindaco Luigi Brugnaro, del direttore generale Morris Ceron e di altri 34 tra imprenditori e manager di società comunali. L’udienza è fissata per l’11 dicembre. Per la procura, in quell’affare Boraso avrebbe ricevuto una tangente di 73mila euro.


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