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ECONOMIA
28.10.2025 - 22:57
CHIOGGIA - L’europarlamentare della Lega Anna Maria Cisint ha visitato il mercato ittico di Chioggia, raccogliendo il grido di dolore dei pescatori di vongole di mare, ormai fermi da 13 mesi. Accompagnata dal consigliere regionale Marco Dolfin, Cisint ha potuto constatare di persona i lavori all’interno della sala aste del mercato, prima di spostarsi a Punta Poli, nella sede della Cogevo e della Op Bivalvia, dove ha incontrato gli operatori del settore.
Il comparto delle vongole di mare vive una crisi profonda: dopo la grande moria di 24 mesi fa, la pesca non è più ripartita. Tutte le imbarcazioni specializzate sono ferme e la ripartenza, inizialmente prevista per Natale, slitterà probabilmente a Pasqua del prossimo anno.
A illustrare la situazione è stato Paolo Varagnolo, direttore di Cogevo:
«I motivi della moria sono sconosciuti – spiega –. All’improvviso il prodotto è scomparso. Si pensa a diverse concause: l’afflusso di acqua dolce dovuto alle forti piogge che ha abbassato la salinità, le alte temperature e la mucillagine che ha soffocato i fondali. A tutto questo si è aggiunta la presenza del granchio blu. È stata una vera e propria tempesta perfetta. Ora sono 163 le imprese di pesca coinvolte, di cui 110 dedicate alle vongole di mare: circa 250 famiglie senza reddito da oltre un anno».
Cisint ha espresso la propria solidarietà ai pescatori e ricordato i risultati ottenuti in Europa:
«Sono sempre pronta a difendere i nostri pescatori. In Europa abbiamo ottenuto una grande vittoria: la commissione pesca del Parlamento europeo ha approvato una deroga che consente la cattura di vongole da 22 mm nell’Adriatico, rispetto ai 25 mm previsti dal regolamento Ue. Una misura valida per altri quattro anni, che tutela la filiera italiana e tiene conto delle specificità ambientali del nostro mare. Ma so che non basta. La mucillagine che ho visto l’anno scorso è stata impressionante: il cambiamento climatico sta cambiando le regole del gioco e l’Unione Europea deve prenderne atto. Non possiamo lasciare intere famiglie senza tutele e senza reddito».
I pescatori hanno infine ricordato come il regolamento europeo sulla pesca, risalente al 2010, non tenga conto delle profondi trasformazioni ambientali degli ultimi anni: dalle temperature in aumento al mutamento delle correnti marine, fino agli effetti delle opere artificiali costiere, come le soffolte.
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